Fano, gli ambientalisti scrivono al Papa: "Blocchi il monastero dei frati trappisti"

Le associazioni si rivolgono per la seconda volta al Pontefice dopo che la giunta ha dato l’ok alla variante urbanistica che consentirà di realizzare il nuovo insediamento religioso a Monte Giove

L’ingresso alla proprietà dei monaci, con l’edificio già ristrutturato

L’ingresso alla proprietà dei monaci, con l’edificio già ristrutturato

Fano, 12 febbraio 2023 – Sono arrivati a scrivere direttamente al Papa. Non una ma ben due volte. Per protestare contro dei monaci. La singolare iniziativa intrapresa dagli ambientalisti fanesi muove però da un principio nobilissimo. Preservare la collina del Monte Giove, su cui la comunità dei frati trappisti di Frattocchie ha intenzione di edificare il nuovo monastero. Dopo aver girato mezza Italia, infatti, hanno individuato questo angolo di territorio, dove hanno acquistato 24 ettari di proprietà, per trasferire la loro comunità (in totale13 monaci). L’insediamento trappista ha già preso forma: la foresteria è pronta ed accoglierà i frati fin quando non sarà costruito il monastero con annessa chiesa. Parte dell’area è stata recintata, il giardino sistemato ed i terreni circostanti sono coltivati biologicamente da una cooperativa del territorio.

Gli ambientalisti tirano in ballo anche la Soprintendenza "che non ha nulla da eccepire sulla costruzione di un nuovo edificio alto 7 metri, più un cimitero privato", ma soprattutto si rivolgono direttamente a Papa Francesco.

La lettera al Papa

"Santo Padre – scrivono – in una precedente lettera inviatale in data 24 settembre 2018 avevamo espresso, come ambientalisti, la nostra contrarietà alla costruzione di un nuovo complesso monastico dell’ordine dei monaci trappisti che dovrebbe sorgere sulle colline del comune di Fano, nelle Marche. Purtroppo, le nostre preoccupazioni sono diventate certezze: la pratica urbanistica riguardante questo nuovo fabbricato ha avuto una accelerazione sospetta. In un’area sottoposta a vincolo paesaggistico questa nuova struttura creerebbe un precedente molto pericoloso: se ad un ordine religioso si consente di costruire in un luogo protetto, perché allora negare ad un privato il permesso per una casa, un albergo, un ristorante? Ribadiamo che nelle stesse colline esistono monasteri, conventi, chiese poco utilizzati o addirittura abbandonati che potrebbero ospitare nuove comunità religiose senza creare consumo di suolo. Con dolore ricordiamo che nel mese di settembre la nostra regione è stata colpita da una disastrosa alluvione che ha causato numerose vittime innocenti. I vescovi del nostro territorio hanno indicato con chiarezza che la colpa non è della natura ma dell’uomo che ha costruito dove non doveva. Nella sua profetica enciclica “Laudato si” lei ha affrontato con molto coraggio questo tema. Allora perché cementificare una collina con il rischio sempre più attuale di frane, smottamenti, alluvioni? Quante vittime incolpevoli dovremo ancora piangere perché questo sfruttamento incessante della natura abbia termine?".