"Da istituzioni e città, solo silenzi"

L’amarezza del padre del ragazzo aggredito alla Rocca per difendere l’amico. "Non abbiamo sentito solidarietà"

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"Noi non abbiamo paura, vi guardiamo in faccia senza timore". Giuseppe Pasquino, il padre di Simone (il ragazzo che l’8 maggio scorso alla Rocca Malatestiana è stato picchiato da una banda di teppisti per aver difeso l’amico Luigi Lupini aggredito per lo smalto) esprime così lo stato d’animo della sua famiglia che non si piega alla violenza. Un ragazzo nemmeno 18enne e dei genitori che "nella solidarietà dei giorni successivi al pestaggio hanno trovato la medicina per curare le ferite dell’anima e per costruire quella solida corazza necessaria ad affrontare le udienze in tribunale (lunedì c’è stata la prima udienza contro uno dei rapinatori ndr)".

L’unica amarezza è non aver sentito dalla propria parte la città di Fano e le sue istituzioni. "Se è stata enorme la vicinanza della comunità pesarese e del sindaco Matteo Ricci, per noi una vera cura", non altrettanto si può dire di Fano. "Grazie al sindaco Ricci – prosegue Giuseppe Pasquino – per l’affetto, la vicinanza e la solidarietà mostrata a Simone. Il sindaco di Pesaro con il suo comportamento si è distinto da tanti altri amministratori locali che hanno nascosto la testa sotto la sabbia". L’unico amministratore fanese che ha inviato un messaggio di solidarietà a Simone e alla sua famiglia è stato l’assessore al Welfare Dimitri Tinti, per amicizia personale. Neanche una parola da parte del sindaco Massimo Seri: "Forse non avrà avuto la notizia o non avrà letto i giornali".

Da Fano, però, è arrivata la solidarietà di Davide Delvecchio, Stefano Pollegioni e dell’Udc fanese: "Grazie per l’opera di denuncia dei gravissimi fatti che ci hanno investito e per l’amicizia mostrataci costantemente". "Quello che è capitato ai nostri ragazzi – prosegue Pasquino – poteva capitare a chiunque, con la stessa casualità, alle 19.30 di un pomeriggio alla Rocca Malatestiana. In quei tragici momenti la telefonata al 112 di cittadini perbene (a cui andrà la nostra eterna gratitudine) ha interrotto le inaudite violenze e di fatto ha salvato la vita a Simone". Pasquino è invece stupito che dei 50-60 ragazzi presenti mentre era in corso il pestaggio nessuno abbia avuto il coraggio, non di intervenire, ma di telefonare al 112: "Erano così impauriti – si chiede il genitore – da non riuscire a fare neppure una telefonata? La violenza e l’insistenza dei colpi sulle parti vitali del corpo è stata tale che Simone si era rassegnato a morire. Immaginate cosa significhi per la nostra famiglia sapere di essere stati così vicini al perdere il proprio figlio neanche diciottenne per la vile e abietta violenza di un gruppo di criminali". Una violenza a cui la famiglia, però,non si piega.

an. mar.