MAURIZIO GENNARI
Cronaca

Don Giuseppe, il ‘prete arcobaleno’: "Gay, lesbiche: la Chiesa accoglie tutti"

L’ex parroco di Bellocchi incontra le comunità Lgbt e anche le famiglie. Il vescovo: "L’ho delegato io"

Don Giuseppe Cavoli, parroco Bellocchi, insieme al vescovo, monsignor Andrea Andreozzi

Don Giuseppe Cavoli, parroco Bellocchi, insieme al vescovo, monsignor Andrea Andreozzi

Fano, 9 maggio 2024 – Può sembrare non del tutto ’ortodosso’ che un prete, fuori dall’ambito della Curia, partecipi a un convegno organizzato da una associazione, in questo caso i Verdi, dove si parla e si discute di "Omolesbobitransfobia". Una riunione programmata per il 17 maggio alle 21 nella sala della Cultura di via Arco d’Augusto. A parlare del nuovo sguardo della chiesa verso la comunità Lgbtqia+ è don Giuseppe Cavoli, 67 anni, fino a poco più di un mese fa parroco di Bellocchi. La sua è una missione che va oltre la partecipazione ad un convegno.

Don Giuseppe opera infatti da qualche tempo all’interno della Curia incontrando i genitori che hanno figli con una sessualità diversa. "Racconto loro – spiega – che per i cristiani la chiesa è aperta e che non interessa la vita privata delle persone. Soprattutto incontrando i genitori che sono cristiani alla fine ho constato che poi i loro figli vengono amati più di prima". Le persone con un altro orientamento sessuale sono una realtà più vasta di quello che la gente pensa. "Siamo intorno al 10 per cento della popolazione – conferma don Giuseppe – e da queste statistiche Fano non fa eccezione". Il problema è che "lo stigma e la persecuzione verso queste persone, anche se non più ai livelli di qualche anno fa, esiste ancora".

Una missione che desta attenzione, quella incarnata di don Giuseppe Cavoli. La domanda va girata al vescovo Andrea: "Perché lui – risponde l’alto prelato –, e non un altro sacerdote? Per il suo percorso di vita e perché conosce ed ha studiato l’argomento. Per questo è stato delegato da me ad incontrare queste comunità. Per me don Giuseppe, con il quale ho parlato a lungo, non rappresenta un problema, ma una risorsa. Perché mandare un altro sacerdote che sull’argomento magari non ha letto nemmeno un libro?"

Insomma, un prete del nostro tempo, fuori dagli stereotipi e che non disdegna di indossare orecchino e braccialetti. "Non entro nella sfera personale delle persone – continua il vescovo Andreozzi – e non mi pare sia giusto farlo. Comunque sotto il profilo della morale non ci sono elementi e nemmeno ci sono stati comportamenti riprovevoli. Dopo alcuni incontri avuti con don Giuseppe gli ho consigliato di lasciare l’incarico in parrocchia anche perché ha tenuto quella parrocchia per 16 anni ed era anche giusto cambiare. Ora sta svolgendo, anche se ha altri incarichi, questo ruolo di comprensione e avvicinamento cristiano alle comunità Lgbtqia+".

Dal canto suo don Giuseppe Cavoli, di origini pergolesi, un lungo passato negli scout, non nega l’estetica: "Se porto gli orecchini? Certamente, anche in questo momento. A Bellocchi ho chiesto a qualche parrocchiano se la cosa poteva dare fastidio. Ma mi hanno risposto di no, magari hanno detto così per gentilezza... Delle mie cose private non voglio parlare. Se poi dovesse risultare che avevo un fidanzato o una fidanzata, le rispondo così: se avessi avuto una fidanzata o un fidanzato, avrei subito lasciato il sacerdozio".

Nella locandina del convegno di sabato organizzato dai Verdi c’è anche l’immagine di San Sebastiano di Guido Reni, santo patrono delle persone Queer e cioè che rifiutano di dare un nome alla propria identità di genere e al proprio orientamento sessuale. Insomma, l’apertura di papa Francesco ha raggiunto anche Fano.

m.g.