Fano, insulta i vigili. "Razzisti", senegalese condannato

Lo avevano fermato perché andava contromano in bicicletta

Fano, senegalese condannato per gli insulti ai vigili urbani (Foto di repertorio Donzelli)

Fano, senegalese condannato per gli insulti ai vigili urbani (Foto di repertorio Donzelli)

Fano (Pesaro e Urbino), 13 novembre 2018 - Lo avevano fermato perché viaggiava contromano in bicicletta. Lui, 22enne di origini senegalesi, stava correndo a casa a portare il pane per la cena dopo una giornata di digiuno per il Ramadam. Ma lungo il tragitto è incappato nell’alt dei vigili urbani che gli hanno chiesto i documenti. E quello che doveva essere un banale controllo si è trasformato in un alterco a suon di offese («bastardi, razzisti»), sfociato prima in denuncia e poi in un processo.

Resistenza a pubblico ufficiale e minacce, le accuse che hanno portato sul banco degli imputati il senegalese. Ieri, il giudice Lorena Mussoni lo ha condannato per entrambi gli addebiti (con rito abbreviato) a 4 mesi di reclusione. Il pm Vincenzo Montoneri aveva chiesto 1 anno e 4 mesi. L’avvocato Marianna Galtieri, difensore del 22enne (che è in carcere a Villa Fastiggi per scontare una pena definitiva di pochi mesi per reati commessi quando era minorenne) ha già annunciato appello.

Era giugno del 2017. Periodo di Ramadam. Il giovane senegalese che vive da anni a Fano con la famiglia stava tornando a casa con un amico. Erano in bicicletta e avevano imboccato una strada in senso contrario. Si imbattono negli agenti che erano sul posto per dei controlli su richiesta degli stessi residenti che da tempo si lamentavano per bici e motociclette in contromano. I vigili urbani gli intimano l’alt. Il 22enne si ferma. Gli chiedono di mostrare i documenti. A questo punto, secondo la versione del giovane, dopo aver dato la sua carta di identità, il senegalese avrebbe chiesto di poter assentarsi solo un momento per andare a casa a portare il pane. Gli agenti però non acconsentono. Ne nasce un diverbio e il ragazzo, come ammetterà poi, urla ai vigili «bastardi, razzisti». Secondo gli agenti invece non si sarebbe fermato a quelle parole, ma avrebbe aggiunto anche «la vostra divisa non vale niente», rifiutandosi di mostrare i documenti. Non solo. Avrebbe anche mimato lo sgozzamento, passandosi il dito sul collo.