Maestra va in pensione: la classe di 40 anni fa si ritrova per salutarla

I primi alunni di Rossella Ciavaglia hanno festeggiato l’insegnante: “Il ministero mi ha messo a riposo, ma io me ne vado piangendo”

La maestra Rossella Ciavaglia con gli alunni della scuola Maestre Pie Venerini, nel 1984: Andrea Curina, Lucia Alessandrini, Barbara Gabbianelli, Samuele Capodagli, Matteo Maggiori, Giacomo Meoli, Emanuela Pennacchioni, Valentina Ingegni,Erica Bartolini, Elena Londei, Michele Magi, Chiara Zan, Francesco Damiani, Giuseppe Lograno...

La maestra Rossella Ciavaglia con gli alunni della scuola Maestre Pie Venerini, nel 1984: Andrea Curina, Lucia Alessandrini, Barbara Gabbianelli, Samuele Capodagli, Matteo Maggiori, Giacomo Meoli, Emanuela Pennacchioni, Valentina Ingegni,Erica Bartolini, Elena Londei, Michele Magi, Chiara Zan, Francesco Damiani, Giuseppe Lograno...

Fano, 20 marzo 2024 – “Non siamo noi insegnanti a plasmare gli alunni. Sono loro che plasmano noi. In questi 44 anni di scuola i miei bambini mi hanno dato tanto affetto, un’attenzione e una devozione che non si possono capire se non si è provato questo lavoro". Parola della fanese Rossella Ciavaglia, 64enne insegnante neopensionata, che l’altra sera ha festeggiato la sua lunga carriera nelle scuole elementari della provincia, assieme ai suoi primi alunni.

Quelli della classe 1984 dell’istituto Maestre Pie Venerini di Fano, che si sono ritrovati con lei 40 anni dopo. "Li ho amati tutti i miei bambini (a spanne, quasi tre centinaia, ndr) ma questi mi sono rimasti particolarmente nel cuore perché sono stati i primi - racconta la maestra Rossella -. Avevo 24 anni quando alle Pie Venerini, dove ero entrata come supplente a 18 anni e mezzo, mi hanno proposto di prendere una prima. Erano questi ‘mascalzoni’ che oggi mi hanno fatto questa bella sorpresa. Con mio grande dispiacere non sono riuscita a finire il ciclo, li ho portati dalla prima alla quarta perché poi ho vinto il concorso e sono entrata di ruolo. E’ stato un dolore immane, perché li avevo tirati su come dei figli. Stavamo insieme dalla mattina alle 8 alle 4 del pomeriggio, perché quella volta c’era il doposcuola e con me facevano anche i compiti che gli assegnavo il mattino. Di 27 che erano, erano pochi ad avere le mamme che non lavoravano il pomeriggio e li tenevano a casa".

La maestra Rossella Ciavaglia con gli alunni del 1984 della scuola Maestre Pie Venerini
La maestra Rossella Ciavaglia con gli alunni del 1984 della scuola Maestre Pie Venerini

La prima assegnazione dopo le Pie Venerini, brevissima, è stata a Urbania. Poi Rossella è stata la maestra al Peglio, a San Silvestro fino ad arrivare a Piagge (sotto la Direzione Didattica di San Costanzo) dove è stata 22 anni. "Nel 2005 hanno chiuso quella scuola primaria e sono stata trasferita a Cuccurano (Direzione Didattica di Sant’Orso) dove sono rimasta fino a settembre scorso, quando sono dovuta andare per forza in pensione".

Per il ministero aveva troppi anni di servizio sulle spalle, per cui è stata "collocata a riposo". "Ho finito con 44 anni e 3 mesi - prosegue -. Me ne sono andata via piangendo. So che ho lasciato i miei bambini in buone mani, ma sentivo di poter fare tanto altro per loro. Speravo di portarli in quinta, arrivando ai miei 67 anni. Perché quando hai avuto una figlia a 39 anni, che ogni giorno ti sprona a mantenerti giovane, alla mia età non è ancora tempo per la pensione".

A settembre le mancavano già tantissimo i suoi bimbi. Tant’è che si è offerta come volontaria. "Per fortuna la dirigente scolastica mi ha permesso di portare avanti un progetto. Così da qualche mese sono rientrata a scuola e li vedo di nuovo: aiuto i bimbi con difficoltà due giorni la settimana".

Il suo è un amore viscerale per la professione. "Con i ragazzi con cui ho festeggiato l’altra sera ricordo che facevo le notti per preparare i costumi di carnevale per tutti. Tutti uguali perché non ci fosse quello che aveva il vestito più bello o meno bello. Una volta uno mi ha detto: ‘maestra, ma io mi volevo vestire da Zorro!’ Ma quale Zorro? Gli ho risposto. Ci vestiamo tutti uguali che è più bello. E così in terza eravamo tutti romani, un’altra volta eravamo tutti Rockfeller… Mi ci divertivo coi miei bambini. Anche adesso mi diverto, ridiamo tanto insieme. Perché i bambini bisogna farli ridere".