
Stefania Del Moro
Fano (Pesaro e Urbino), 7 maggio 2016 - Da un anno e sette mesi Stefania attende di sapere perché il suo Alberto è morto. E' un calvario inenarrabile il suo e quello di sua figlia. Hanno dovuto fare un esposto in Procura per avere delle risposte dai medici del Santa Croce.
L'hanno perso lì, sette giorni prima di festeggiare il 60esimo compleanno di quell'uomo, molto noto in città perché nella vita non si era mai dato per vinto. Alberto Del Moro era assurto agli onori delle cronache 24 anni fa perché dal suo amore per Stefania era nata Laura, prima bambina italiana concepita con la fecondazione assistita.
Anche il motivo per cui era costretto in carrozzella era finito sui giornali: aveva 21 anni quando in una esercitazione in mare durante il servizio militare nel Battaglione San Marco si ruppe la vertebra c6. "Alberto aveva ripreso a vivere come non mai, con mille progetti e mille cose da fare" racconta Stefania sgranando i suoi grandi occhi scuri da cui scendono ancora copiose le lacrime.
"Ci sono molte cose che non tornano" dice la donna ripercorrendo le ultime ore di vita del marito. "Il 12 ottobre 2014 dopo una notte insonne per del muco che non riusciva ad espettorare abbiamo chiamato il 118". In Pronto soccorso gli tolgono il muco e lo mandano in rianimazione "perché da una lastra toracica fatta ad Alberto si evidenzia del liquido al polmone sinistro da aspirare, mi dicono nulla di grave".
L'anestesista la rassicura, le fa indossare camice e calzari sterili e la porta da Alberto. "Avrei voluto salutarlo con un bacio ma il letto era troppo alto per me". Alberto le sorrideva, le ha fatto il segno dell'ok col pollice e "togliendosi la mascherina mi ha detto che stava bene da quando che gli avevano aspirato il muco". Sono rimasti insieme mezz'ora "era vigile e sorridente".
Poi lo hanno portato in camera operatoria. "Era tranquillo e pure io perché quella manovra anni prima l'aveva subita il padre, veramente una cosa da poco".
Stefania attende seduta fuori dalla Rianimazione. "Non è entrato e uscito nessuno fino alle 11:45 quando è arrivato un operatore della radiologia con un macchinario. Alle 12:30 circa vengo chiamata. Ad attendermi c'erano tre medici e una donna. È stata lei a dirmi che Alberto era morto. Allora mi sono rivolta all'anestesista. Mi ha detto 'appena ho inserito la cannula mi ha fatto sangue' e che aveva provato tutto il possibile ma non era servito".
Non è un medico Stefania, ma ha accudito Alberto per 35 anni e così quando le hanno portato il corpo del marito per l'ultimo saluto e ha tirato su il lenzuolo "ho notato che non c'era nessun segno di intubazione, né lividi ed era freddo". Gli orari però non le tornano.
"Il decesso è stato dichiarato alle 11. Tra la documentazione non ci sono le lastre che mostrano il liquido nei polmoni. Lo strumento radiologico è entrato alle 11.45. Il Ctu conferma che la morte è dovuta ad un errore medico, non è stata usata la strumentazione giusta, ma aggiunge che probabilmente sarebbe morto comunque. Ma oltretutto la perizia è stata fatta in assenza delle radiografie che certifichino la necessità di quell'aspirazione fatale".
Per tutti questi motivi il 18 marzo scorso il Pm ha avanzato richiesta di incidente probatorio. Ed ora Stefania e Laura attendono con ansia la decisione del Gip.