
La Link University Campus, che ha sedi a Roma, Napoli e Città di Castello (foto d’archivio)
"No alla mercificazione dello studio". Gulliver Udu (Unione degli universitari) di Ancona e di Urbino, Officina Universitaria, Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia) e Adi Macerata, si oppongono "con fermezza all’apertura di corsi di laurea nel territorio marchigiano da parte dell’università privata Link Campus University (corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia a Fano ed Ascoli, corso magistrale in Odontoiatria e Protesi dentale a Macerata ndr)". "Si tratta – secondo le associazioni degli universitari – dell’ennesimo attacco al sistema universitario pubblico regionale a vantaggio di realtà orientate al profitto, che calpestano il diritto allo studio e il principio di una formazione accessibile a tutti". "A rendere possibile questo ingresso la decisione del Ministero - proseguono - di rendere non vincolante il parere della Crum (Conferenza regionale universitaria delle Marche) per l’apertura di nuovi corsi sul territorio regionale, un mossa calcolata per svuotare il ruolo delle università pubbliche locali. L’ombra della politica nazionale è sempre più evidente, con tempistiche che coincidono con le elezioni regionali e pressioni esplicite di parlamentari del centrodestra come Castelli e Carloni, fedelissimi del governatore Acquaroli".
"Ancora una volta – scrivono le associazioni – mentre il diritto allo studio è messo sotto attacco da tagli ai finanziamenti – vedasi il recente taglio di oltre mezzo miliardo di euro dal Fondo di finanziamento ordinario, che ha già indebolito numerosi atenei della nostra regione, comportando tagli alla ricerca e al numero delle borse di dottorato – l’arrivo di atenei for profit e telematici è agevolato, aggravando una situazione critica. Mentre il fine ultimo degli atenei pubblici è la formazione - affermano - quello degli atenei azienda, come la Link, è il profitto". E ancora: "La percezione dei titoli come beni di consumo si traduce in una competizione distorta: gli stessi atenei pubblici, per far fronte alla crescente popolarità di queste università, aprono corsi con alta percentuale di didattica a distanza, svalutando l’offerta formativa tradizionale". Gli universitari chiedono che "la politica nazionale e locale si assuma le sue responsabilità e intervenga con investimenti massicci negli atenei pubblici regionali. Basta con scelte ambigue e compromessi al ribasso. È il momento di decidere: o si difende il futuro dell’università pubblica o si sceglie di svenderlo in favore di interessi privati".
an.mar.