"Questo qui non è un Pronto soccorso"

Pavimenti rattoppati, bagno impraticabile, guardie armate e carabinieri. Rita Fusco denuncia: "Non è colpa dei medici, ma dei politici"

"Questo qui non è un Pronto soccorso"

"Questo qui non è un Pronto soccorso"

Un pavimento rabberciato con pezzi di scotch e cartoni. Un bagno impraticabile. Guardie che girano armate. E alla fine arrivano anche i carabinieri. E’ la nottata da incubo trascorsa da Rita Fusco, 78 anni, residente a Fano, nel Pronto soccorso della città. Non ce l’ha con il personale e i medici, "disponibili e inappuntabili". Ce l’ha con i politici, a cominciare dal sindaco Seri e dal presidente della Regione Acquaroli, e giù, a scendere, con "i segretari dei partiti di Fano, alcuni consiglieri comunali" e comunque "tutti i candidati che hanno voluto coprire la città con le loro facce per la prossima campagna elettorale". Questo è il suo racconto.

"”Scusi ho molto male, posso avere una Tachipirina?” “No, non l’abbiamo”. “Infermiera il mio bambino là sulla barella ha freddo, posso avere una coperta? “No, non abbiamo coperte. L’azienda non le passa”. E’ passata la mezzanotte del 3 maggio scorso al pronto soccorso di Fano. Scene da terzo mondo che si ripetono da ore e ore. Il pavimento della sala d’attesa, affollata di pazienti rassegnati, è uno sporco collage di pezzi di linoleum, cartoni e brandelli di plastica appiccicati l’uno all’altro col nastro adesivo. Il nervosismo è alle stelle. Due guardie armate si aggirano tra i pazienti pronti a sedare situazioni di emergenza. Una signora alza ugualmente la voce e vengono chiamati i carabinieri che poco dopo intervengono e invitano tutti a portare pazienza. Una coppia di genitori arriva con un bambino piccolissimo. Appena si rendono conto di dove sono capitati escono furiosi per cercare aiuto altrove. Una signora anziana tenta di andare in bagno ma la sporcizia che si trova davanti la riporta a sedersi nell’indecente sala d’aspetto".

"Nonostante l’impegno inappuntabile del personale e dei medici, questo pronto soccorso – continua la signora Fusco – resta un oltraggio al rispetto che, in un Paese normale, sarebbe dovuto non solo a malati in condizioni difficili e in stato di bisogno, ma a qualsiasi cittadino che merita strutture sanitarie ben diverse da questa. Ci si chiede se mai i nostri politici siano passati per qualche istante in questi ambienti che sono una imperdonabile vergogna e che non possono che mortificare e scandalizzare cittadini che pagano tasse e contributi anche per una sanità efficiente".

Replica il primario del Pronto soccorso, Giancarlo Titolo: "Sicuramente il pronto soccorso è soggetto a ondate di accessi che non possiamo prevedere: gestiamo 43mila accessi l’anno, con picchi di 160 pazienti al giorno. In quell’occasione essendo una serata a cavallo di molteplici ’ponti’ probabilmente l’assenza di alcune strutture ’non h24’ ha fatto sì che tanti si siano rivolti a noi. La disinfezione e sanificazione delle strutture è costante, ma ci sono momenti in cui questo non è pienamente sufficiente dato l’iperafflusso. In più operiamo in una struttura datata, sebbene migliorata in più occasioni, e la nuova palazzina delle Emergenze-Urgenze certamente migliorerà la situazione".

Quanto alla guardia armata, "anch’io – dice Titolo – preferirei che non ce ne fosse bisogno, ma la verità è che si sono verificate diverse violenze sugli operatori, e la presenza delle guardie è un deterrente. Da parte mia posso dire che stiamo facendo molto per gestire al meglio il paziente sotto molti punti di vista: la geolocalizzazione dei pazienti fragili, la doll therapy con l’uso di bambole che hanno un potere calmante su malati di Alzheimer o demenza senile. In più, di giorno, c’è un ’facilitatore’ che accoglie le persone. Insomma, la nostra attenzione è massima".

Benedetta Iacomucci