Fermo, 26 ottobre 2024 – Tornano a farsi sentire le associazioni ambientaliste del fermano, sull’ormai annosa discussione sul destino della disastrata autostrada A14. L’Istituto Tutela Produttori Italiani (ITPI), Italia Nostra, Lipu, Legambiente cercano un punto di riflessione, utile ad per arrivare ad un interesse che sia il più condiviso possibile: “Le Associazioni, con i propri Centri Studi, da oltre un decennio hanno studiato ed analizzato questa problematica, e la nostra soluzione finale è in linea con l’attuale programmazione regionale, che accettiamo con un plauso dopo lo stallo subito per oltre 15 anni da parte delle precedenti amministrazioni regionali. Noi riteniamo importantissimo e prioritario l’arretramento della attuale ferrovia, per andare incontro al futuro dello spostamento di merci e persone con l’alta velocità anche nella dorsale adriatica. Un progetto che è già condiviso con un protocollo d’intenti fra FS e le cinque regioni interessate al nuovo tracciato che parte dall’Emilia Romagna per concludersi in Puglia”.
Gli ambientalisti si dicono invece fermamente contrari all’arretramento dell’Autostrada A14, così come sono sostanzialmente convinti dell’inutilità della terza corsia “L’arretramento avrebbe un impatto ambientale decisamente forte per il nostro territorio collinare, che abbiamo vocato al “Paesaggio” come elemento di forza attrattiva per il nostro turismo. C’è qualcuno che vuole mitigare questo aspetto con il fatto che la prevalenza del nuovo tracciato avverrebbe in galleria, ma questo significa ugualmente alterare fortemente un territorio solo in forma più nascosta e meno visibile, ma non per questo meno invasiva. C’è poi da tener presente che anche la realizzazione del nuovo tracciato ferroviario non sarà indolore per il nostro territorio, però potrà essere per questioni dimensionali dirette ed indirette decisamente inferiore come impatto ambientale, rispetto a quello devastante che può provocare una nuova autostrada”.
Secondo le associazioni l’arretramento ferroviario può essere definito un “male necessario” per andare verso una mobilità più sostenibile rispetto al trasporto su gomma, per il quale le tendenze future prevedono una importante diminuzione, soprattutto per i mezzi pesanti se sapremo affiancare anche le famose “Autostrade del mare”: “In questo contesto si inserisce perentoriamente anche il consumo di suolo che un’ipotetica autostrada potrebbe determinare, un consumo che comprende anche il calcolo dei raccordi che sono sempre alquanto estesi in termini di superficie”.
Gli ambientalisti ricordano il recente passato e lo stato dell’arte dell’attuale tracciato, tra rallentamenti e incidenti gravissimi: “In caso di arretramento, un tratto così a cosa verrebbe destinato? Quanto costerebbe alla comunità il solo piacere di un traffico che scorre velocemente? Una volta che la A14 ritorni ad essere una autostrada vera a due corsie, sapremo finalmente anche se la terza corsia diventerà fondamentale per quei giorni “rossi” di esodo, dove il traffico pesante è tra l’altro vietato. Al contrario il miglioramento dei flussi di traffico dell’entroterra potrebbe realizzarsi con il completamento della famosa “Mezzina”, da Sant’Elpidio a Mare fino a Teramo, che attraversa le maggiori aree industriali interne.
La pessima qualità realizzativa dei tratti costruiti e l’incompiutezza generale dell’opera fanno si che l’infrastruttura non sia “appetibile” per il transito dei mezzi pesanti. Migliorare quanto esistente e portare a termine quanto ipotizzato decenni fa potrebbe essere una scelta utile per i territori attraversati, in questo scenario futuro l’autostrada costituirebbe un ulteriore raddoppio non necessario e sovradimensionato per i territori attraversati”. L’auspicio è che qualcuno sappia cogliere questa sfida, sposando un modello economico più attuale e sostenibile, per non cadere nell’errore di chi negli anni ‘60 ha creduto e realizzato l’Autostrada “Panoramica” sulla costa. “Lo stesso errore di quelli che oggi chiedono con l’arretramento, l’Autostrada “Paesaggistica” sul nostro bel paesaggio collinare”, concludono gli ambientalisti.