"Così ho affrontato la corsa più dura al mondo"

Federico Mora, 38enne osteopata elpidiense, si è cimentato con il trail di Tor des Glacier: "Bisogna essere pronti a tutto"

"Così ho affrontato la corsa più dura al mondo"

Federico Mora insieme al suo team

E’ arrivato al traguardo della gara di trail running Tor des Glacier in Valle d’Aosta, provato ma quanto mai orgoglioso per avercela fatta a completare quella che è considerata la competizione più dura al mondo: protagonista dell’impresa, Federico Mora, 38 anni, fisioterapista, osteopata elpidiense, associato all’Atletica Civitanova. Mora ha completato un percorso di 450 km, con 32mila metri di dislivello, attraversando la terza e quarta Alta Via, entro il tempo massimo di 190 ore (sette giorni e 22ore) , ma ci tiene a specificare che "quando si fanno gare come questa, la classifica ha un valore assolutamente relativo. Non so neanche cosa si vince e se si vince qualcosa. Semplicemente, è vincente chi arriva alla fine. La differenza sta tutta nell’arrivare entro il tempo massimo e non arrivare". Partecipare al Tor des Glacier non è cosa da tutti. "Bisogna prima aver concluso il Tor des Gèants entro il tempo massimo di 130 ore e io l’ho fatto l’anno scorso. E’ stata una bellissima gara, ma ho pensato che valeva la pena fare anche quella estrema e poi magari smettere" aggiunge, ma non ci crede neanche lui che lascerà tanto facilmente uno sport che ha conosciuto nel 2018 e al quale si è fortemente appassionato.

La competizione di Tor des Glacier è molto selettiva e, per questo, è riservata a pochi "anche perché essendo il percorso tutto sulle Alte Vie, come supporto possiamo contare solo sui rifugi che hanno pochi posti letto disponibili per accogliere gli atleti". Unico partecipante delle Marche in questa edizione (non è pienamente sicuro se è stato anche il primo marchigiano ad aver completato il percorso), tagliando il traguardo, Mora ha vinto la sfida prima di tutto con sé stesso, contro luoghi impervi, resi ancora più difficili da affrontare a causa delle condizioni meteo ostiche. E a complicare ulteriormente la situazione, non sono mancati gli imprevisti: "Viste le pessime condizioni del tempo e una terribile bufera di neve che rendeva impossibile procedere verso il Mont Gelé, l’organizzazione ha applicato percorsi alternativi da seguire per evitarlo. Il fatto è che io mi stavo già dirigendo lì per cui sono dovuto tornare indietro per riprendere il tracciato, perdendo posizioni in classifica che poi ho dovuto recuperare. Per la maggior parte del tempo, essendo pochi partecipanti, sono andato avanti in solitaria".

La partenza per la gara non era scontata perché Mora, nei mesi precedenti, durante la fase preparatoria ha avuto un problema fisico che gli ha impedito di allenarsi fino a maggio. "Sono arrivato alla gara con soli 850 km sulle gambe (chi si prepara per una maratona li fa con un mese) ma sono partito lo stesso".

In compenso ha potuto contare su due supporter fondamentali che lo aspettavano alle zone cambio, Alessandro Cecchi e Samuele Belleggia. "E’ una gara estrema di alta montagna per cui bisogna essere pronti a tutto ma sul Planaval (oltre 3mila metri) c’era una discesa di ghiaccio importante e una pendenza molto ripida. Scendere è stato difficilissimo. Terribile il Passage du Grand Neyron con una parte attrezzata per calarsi con corde, catene, scale verticali. Il tutto sotto la pioggia". Mora ha raccontato la sua gara con dirette quotidiane sui social e all’arrivo, grande festa e un lungo abbraccio con la figlia Daria. Racconterà la sua ‘impresa’ il 23 settembre (ore 21,15) presso Casale Cs Sport, sponsor tecnico per la gara.

Marisa Colibazzi