ANGELICA MALVATANI
Cronaca

E’ morto don Franco. É stato sempre vicino ai malati e ai bisognosi. Ha fondato 13 comunità

Aveva 94 anni e una luce unica negli occhi, domani il funerale. Tutto iniziò negli anni ’60 occupando una casa sulla collina di Capodarco con 13 disabili.

Don Franco Monterubbianesi è morto ieri mattina all’età di 94 anni. Domani alle 15, in Cattedrale, si terrà il funerale

Don Franco Monterubbianesi è morto ieri mattina all’età di 94 anni. Domani alle 15, in Cattedrale, si terrà il funerale

Aveva chiesto a Dio ancora altri cinque anni di vita, doveva finire delle cose, aveva dei progetti, c’era da rimettere in cammino la speranza soprattutto tra i giovani. E invece si è dovuto arrendere don Franco Monterubbianesi, aveva 94, una luce unica negli occhi, una storia che è e resta, tutta intera, un abbraccio all’umanità dolente. Ieri mattina alle 8 si è spento il fondatore della Comunità di Capodarco ma non la sua idealità, quell’entusiasmo che lo aveva portato, negli anni ’60, ad occupare la casa sulla collina di Capodarco, con 13 disabili, per costruire una comunità dove tutti, nessuno escluso, avessero uno spazio da protagonisti. Tanti e tutti carichi di dolore i messaggi di condoglianze per Don Franco, la sua casa, Capodarco, dove ha scelto di stare per i suoi ultimi mesi, ne ricorda la storia e l’insegnamento: "E’ nato a Fermo il 30 maggio del 1931. Il babbo lavorava al Collegio Montani di Fermo, la mamma casalinga, era il primogenito con una sorella sposata con Giovanni, ora scomparsa, zio di quattro nipoti di cui due gemelle. Dopo l’iscrizione alla facoltà di Medicina, chiede di farsi prete. Lo mandano al Collegio Capranica a Roma, dove studia teologia e filosofia. Rientra a Fermo e insegna filosofia in Seminario. E’ ordinato sacerdote il 19 Agosto del 1956. Ha uno stile tutto suo di insegnamento che il rettore del Seminario Mons. Cardenà non condivide. Frequenta il mondo della disabilità con i treni degli ammalati dell’Unitalsi". Proprio lo scorso anno aveva festeggiato sempre a Fermo i suoi 68 anni di sacerdozio, ricordava sempre di quando, sorretto da Marisa Galli di Servigliano, donna forte, con una grave disabilità, ha iniziato una vera e propria avventura, in una villa abbandonata a Capodarco. Il primo titolo della casa è "Centro comunitario Gesù risorto". Il tema della risurrezione rientra spesso nei suoi progetti. Gli inizi della Comunità (Natale del 1966) sono poveri. Donazioni per vivere, comprese le vettovaglie, il cibo, le coperte, le lenzuola. Sono di aiuto gli studenti del Montani di cui don Franco era professore di religione. La città reagisce bene. Ancora oggi molte persone ricordano quegli anni come significativi della loro giovinezza. In poco tempo l’ipotesi della Comunità è conosciuta in Italia. Arrivano disabili da varie Regioni. Si apre la prospettiva di matrimoni tra persone con disabilità. Nascono i primi figli. I punti salienti del programma erano: il rispetto delle persone, il lavoro, la progettualità. Dal 1970 gruppi di persone della stessa Regione fondano Comunità locali in Sardegna, Fabriano, Gubbio, Perugia, Volano poi man mano, fino ad arrivare in Calabria, in Sicilia, in Puglia, in Campania, in Veneto. Oggi sono 13 Comunità in Italia. Più tardi apriranno altre in Ecuador, Albania, Camerun e Kossovo. Nel 1973 Don Franco si ostina a voler aprire una Comunità a Roma. E’ un gran fiorire di corsi professionali, di cooperative, di gruppi, di famiglie sparse nella città. Tra queste la cooperativa Agricoltura Capodarco: "La grande idealità che ha contraddistinto l’agire di Don Franco si è scontrata con la dura realtà economica fino a essere costretti ad affidarla ad altri. È sempre stato attento ai giovani: accoglie i primi obiettori di coscienza, è favorevole al servizio civile". È don Vinicio Albanesi a ricordare il senso del suo messaggio, vissuto fianco a fianco per molti anni: "Voleva accogliere le persone con limiti fisici e piscologici, madri e minori bisognosi di aiuto, ragazzi tossicodipendenti, rispettando storie e sogni. E poi, alimentare sempre l’attenzione a quanto il territorio richiede, creare comunità come strumento indispensabile per dare sostegno". Oggi le comunità sono 13 in varie regioni d’Italia e 4 all’estero (Albania, Camerun, Equador e Kosovo). Sono 1.226 le persone accolte per 626 addetti e 430 volontari. Oltre 30 mila le prestazioni riabilitative erogate a 1.100 utenti. Domani alle 15, in Cattedrale, i funerali di un uomo che ha saputo vivere oltre il suo tempo, sempre avanti, abbracciando gli ultimi. Angelica Malvatani