Incendio Servigliano, la tesi. "La bimba era morta ore prima"

Gli investigatori sulla fine della piccola Jennifer. La madre della bimba resta in carcere, oggi la convalida. Il marito: "Non l’ha uccisa"

I genitori con la piccola Jennifer

I genitori con la piccola Jennifer

Servigliano (Fermo), 22 gennaio 2020 - Ci sono prove inconfutabili che dimostrano come la piccola Jennifer fosse morta da diverse ore quando è stata trovata sul letto della sua abitazione dai vigili del fuoco. La bambina di 6 anni era in stato di rigor mortis e la rigidità cadaverica era piuttosto avanzata. E’ per questo che il sostituto procuratore di Fermo Francesca Perlini, che coordina le indagini sulla morte della bimba, è convinta che qualcuno abbia ucciso la piccola e che questo qualcuno possa essere la mamma. Non tragga in inganno il capo d’imputazione iscritto sul fascicolo, che parla di incendio doloso e decesso a seguito di altro reato.

AGGIORNAMENTO Incendio Servigliano, la madre di Jennifer: "Sono innocente"

Gli inquirenti stanno procedendo a ritmi serrati per ricostruire la dinamica dei fatti e per capire la ragione per la quale Jennifer sia stata uccisa. Già, perché, per ora, il movente, se mai ci sarà, è ancora tutto da stabilire. Resta il fatto che ad appiccare l’incendio dell’abitazione è stata Pavlina Mitkova, la 38enne di origini bulgare madre di Jennifer e di un’altra bimba di 4 anni, anche lei in casa quella tragica notte del 8 gennaio scorso. Infatti, secondo il referto depositato in Procura dai vigili del fuoco, l’incendio partito dalla cucina è di matrice dolosa.

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La mamma delle bambine avrebbe utilizzato il gas per simulare un rogo accidentale e durante le operazioni si sarebbe procurata le ustioni alle mani e al viso. Ustioni che, inizialmente, la Mitikova aveva raccontato ai carabinieri essere conseguenza del tentativo di salvare la sua primogenita dalle fiamme. Una versione che non ha mai convinto gli inquirenti perché Jennifer non è stata rinvenuta carbonizzata come sarebbe dovuto accadere se il fuoco l’avesse raggiunta. Dunque la piccola sarebbe morta prima dell’incendio e solo più tardi la mamma avrebbe usato il fuoco per cancellare le tracce.

Ma il marito della donna, Ali Krasniqi, di origini kosovare e da tanto tempo in Italia, non crede che la moglie possa aver compiuto un gesto simile: "Mi fido di Pavlina stiamo insieme da dieci anni e non mi ha mai dato motivo di dubitare di lei. La Procura di Fermo sospetta che mia figlia sua stata uccisa dalla mamma, prima di dare fuoco alla sua abitazione per coprire eventuali prove e l’hanno arrestata, però, ripeto, mia moglie è sempre stata una brava madre e per questo motivo non posso credere all’ipotesi dell’omicidio. Farò di tutto per aiutarla a dimostrare la sua innocenza. Sono fiducioso nella magistratura e nella legge italiana: sono convinto che gli inquirenti sapranno fare luce su quanto accaduto e che tutto si potrà risolvere positivamente".

Il pensiero di Alì va poi alla figlia sopravvissuta a quella maledetta notte e che ora si trova in una casa protetta: "Capisco che ci siano necessità investigative e mi rendo conto del perché la mia figlia minore sia stata portata via dalla sua famiglia, ma prego chi di dovere di farmela riabbracciare al più presto. Mi è rimasta solo lei e servirebbe ad alleviare il dolore per la perdita di Jennifer che, purtroppo, non ancora avuto la possibilità di seppellire e che si trova in una cella frigorifera dell’obitorio".

Per fare luce sull’accaduto la Mitkova, prima di essere arrestata, quindi rinchiusa nel carcere femminile di Pesaro, è stata condotta l’altro ieri nella caserma del Comando provinciale dei carabinieri di Fermo insieme al suo legale, l’avvocato Gianmarco Sabbioni. Qui, davanti al pm, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Oggi, davanti al gip del tribunale di Fermo, si terrà l’udienza di convalida dell’arresto e forse l’indagata deciderà, una volta per tutte, di chiarire le tante falle della sua versione dei fatti.