Una multa e una condanna penale per interruzione di pubblico servizio al cinghiale di controllo. È successo ad una donna residente nel fermano che si è vista recapitare una condanna penale per interruzione di pubblico servizio e una multa di 150 euro, qualche mese dopo un episodio che l’ha vista coinvolta, all’interno del terreno di sua proprietà: "E’ capitato che in un giorno di festa mi sono vista proprio di fronte alla proprietà una battuta di caccia al cinghiale, definita di ’controllo’, con l’ausilio di cacciatori del posto e con l’utilizzo di carabine e fucili, autorizzata dalla Provincia con l’ausilio della Polizia provinciale. Non c’è stato nessun preavviso e nemmeno indicazioni nei giorni precedenti che ci dicevano di fare attenzione, di evitare di uscire o di far uscire i nostri animali, nessuna informazione per capre il motivo di quella decisione".
La donna e i residenti nella zona non avevano segnalato problematiche particolari legate alla presenza dei cinghiali, non ci sono stati danni particolari alle colture. La Lega anticaccia ha poi stabilito peraltro che non sussistono nell’area in oggetto le distanze minime di sicurezza per praticare l’attività venatoria previste dalla legge, ovvero distanze di 150 metri da cui si può sparare in direzione di abitazioni eo luoghi di lavoro e distanze di 100 metri da cui è possibile sparare tenendo le spalle alle case e agli altri edifici adibiti a lavoro e distanze di 50 metri da strade e sterrate.
"Pensavo di essere a rischio, ho filmato la situazione col mio telefonino ma non ho fatto altro, racconta ancora la donna. Al massimo ho fatto qualche foto ma non sono entrata in contatto con i cacciatori, peraltro armati. Pensavo comunque che la cosa fosse finita così, invece dopo qualche mese mi è arrivato un decreto di condanna della Procura della repubblica di Fermo dove vengo accusata di aver interrotto un pubblico servizio. Ho pagato la multa, anche se ancora non ho capito bene il motivo, ma la condanna penale mi pesa molto e quello che mi dispiace è che non si possa nemmeno protestare dentro casa propria per far valere le proprie ragioni, in una situazione che mi sembrava del tutto pericolosa per me e per gli altri, senza fondata giustificazione e soprattutto senza le necessarie informazioni per noi che ci siano trovati comunque coinvolti".