
Le parole per descriverlo le usa don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele, arrivato con la scorta e con l’aria di chi ha perso un amico. In Duomo c’erano davvero tutti per dire addio a un grande uomo.
Avrà guardato dal cielo il suo funerale don Franco Monterubbianesi, sarà stato felice di vedere tanti amici, amore, condivisione, si sarà arrabbiato un po’ perché non c’è tempo da perdere in chiacchiere, bisogna agire, fare, realizzare. Aveva ancora tanti progetti, non gli pesavano i suoi 94 anni, la malattia non la sentiva, ancora domenica scorsa chiedeva di parlare con qualcuno di importante, voleva essere ancora utile. Le parole perfette per descriverlo le usa don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele, arrivato a Fermo con la scorta e con l’aria di chi ha perso un amico di tanti anni: "Mi telefonava con sempre più visioni e sempre più progetti. Posso dire che don Franco veramente ha saldato la terra con il cielo, è stato capace di portare la sua testimonianza cristiana ma anche l’assunzione della responsabilità civile. Ha amato molto il Vangelo ma non si è mai dimenticato della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti umani. A 94 anni aveva la stessa forza di quando l’ho conosciuto tanti anni fa. Allora Franco chiedi al Padreterno che so già che hai incontrato di darci una pedata, per scuoterci sempre più".
Ci sono le bandiere della pace ovunque, un sudario che ricorda il dolore di Gaza, gli amici di una vita, la sua comunità. E c’è don Vinicio Albanesi che ricorda la storia di don Franco che si sovrappone, per tanti anni, con la sua: "Quando ha iniziato l’avventura della comunità era con la serviglianese Marisa Galli, l’unica che ha sempre saputo tenergli testa. Progettava un villaggio, aveva in mente di fare anche un cimitero sulla collina di Capodarco. Erano in 11 o in 13 all’inizio, poveri, vivevano delle donazioni che gli studenti del Montani, a cui insegnava religione, gli mandavano. Tutta la città contribuiva, qualcuno imbiancava, qualcuno costruiva, lui andava avanti per la sua strada, senza bisogno di permessi, senza badare ai soldi. Quello che difendeva era il rispetto della persona, qualunque fosse la sua condizione". L’idea era che i poveri possono aiutare i poveri, che le porte devono restare aperte: "Ha rotto i tabu del pietismo, se ci sono leggi e diritti anche per le persone con disabilità lo dobbiamo a persone come lui, tenaci, con una visione ampia, con una attenzione spasmodica ai giovani".
Mescolava sacro e profano con una creatività con cui non era sempre facile confrontarsi, don Vinicio ha vissuto la storia di don Franco che era sacerdote, profeta, missionario al limite dell’incoscienza: "La storia di sacerdoti come lui è particolare, sono piccoli fiori nel deserto a cui dobbiamo molto". Il vescovo Rocco Pennacchio ha chiamato in Cattedrale tutta la chiesa di Fermo, al suo fianco il vescovo emerito Armando Trasarti: "La sua tenace visione del futuro era incredibile, l’ultima volta che l’ho incontrato sul letto della malattia mi diceva di voler essere utile ancora. Io gli ho detto che gli avrei mandato i preti giovani, perché lasciasse a loro il suo messaggio e la sua testimonianza, perché la memoria della sua esperienza restasse. Ci ha insegnato che senza una visione e un ideale tutto diventa praticume". Un pensiero anche da parte del prefetto Edoardo D’Alascio, sempre vicino alla comunità, del sindaco Paolo Calcinaro per tutte le telefonate ricevute da don Franco che lo richiamava a sostenere le sue idee e i suoi innumerevoli progetti. E poi il presidente della Provincia Michele Ortenzi che ha chiesto alla comunità di portare avanti quel sogno. Il comandante provinciale dei carabinieri Gino Domenico Troiani ha portato la gratitudine di tutta l’Arma, per un uomo che ha saputo costruire dal nulla una speranza. E’ arrivato don Giacomo Panizza, anche lui sotto scorta per le minacce della ‘ndrangheta, a ricordare a tutti che è essenziale disobbedire per aiutare la sofferenza, per fare la repubblica anche oltre lo Stato, per abbracciare gli ultimi che don Franco ha messo sempre al centro di tutti i suoi pensieri, fino alla fine.
Angelica Malvatani