Fermo, 6 ottobre 2024 – Aveva solo 14 anni Francesco Lusek quando ha capito che quello che voleva fare nella vita era prendersi cura degli altri. Oggi di anni ne sono passati 30, Francesco è diventato uno dei massimi esperti di protezione civile in Italia, dentro un impegno che gli è valso il premio Adriatico proprio per il sociale, un riconoscimento che sarà consegnato oggi a Montegiorgio, alle 16 al teatro, proprio a quelle personalità che hanno contribuito a unire le due sponde del mare, col loro impegno. Un riconoscimento che va a testimoniare di una esperienza vissuta in pieno, l’ultima missione forte di Lusek si è tenuta in Ucraina dove ha addestrato i soccorritori locali alla ricerca delle persone sotto le macerie.
Come nasce un percorso così forte nella protezione civile? "Io venivo dal mondo degli scout, i valori di solidarietà e di impegno li respiro da sempre. Nel ’99 ho cominciato a lavorare come soccorritore sulle ambulanze, poi mi sono laureato proprio in protezione civile a Perugia e sono diventato un consulente del settore".
Ha vissuto tutti i grandi terremoti d’Italia e non solo, di recente è stato anche in Turchia e poi tutte le alluvioni, a partire da quella gravissima nel fermano del 2011, l’esperienza formativa al fianco di Guido Bertolaso. Sembra però che non impariamo mai niente.
"Il nostro territorio, come tutta Italia, è fragile e lo sappiamo, il rischio sismico lo conosciamo da sempre. I cambiamenti climatici ci mettono di fronte a situazioni sempre più estreme. Quello che dovremmo fare è lavorare sulla prevenzione, investirci davvero, crederci. Noi come protezione civile lavoriamo su questo, sui piani di sicurezza, sulle procedure da adottare in caso di criticità. Poi però c’è tutto il lavoro da fare a monte per evitare di trovarsi sempre in emergenza. In Italia siamo bravissimi dopo l’emergenza, meno prima".
Per il sisma del 2016, l’emozione era così forte che alla fine arrivavano anche troppi aiuti.
"La protezione civile è una questione seria che va organizzata nei minimi dettagli, quella volta abbiamo fatto fatica a dare ordine a tutto quello che arrivava in soccorso. Oggi siamo concentrati sulle criticità idrogeologiche, stiamo mettendo a punto dei piani flessibili a disposizione dei comuni, in modo da dare ai sindaci velocità di manovra dove necessario. Il clima cambia con una velocità tale da imporci tempi rapidi anche nelle risposte".
Sono eccessive le allerte che vengono date di continuo?
"Meglio tenere alta la guardia che rilassarsi troppo e poi pagare delle conseguenze. Sappiamo che le crisi idrogeologiche sono ormai periodiche, a volte abbiamo un allarme a settimana. Dobbiamo essere pronti e reattivi, ripeto, è un problema nazionale e non solo fermano ma è ormai l’orizzonte con cui dobbiamo fare i conti".
Lei è consunte della Prefettura di Fermo e lavora con molti comuni, con l’agenzia dei Vigili del fuoco dell’Onu, con le aziende per la sicurezza sul lavoro. Come si trasmette ai giovani il valore della solidarietà?
"Se si fa una formazione come si deve, a misura di ragazzo, poi i giovani arrivano e rispondono. È vero che l’età media dei volontari e degli operatori è alta ma è anche vero che ci sono tanti ragazzi pronti ad impegnarsi, secondo me ci sono molti spazi di coinvolgimento, dobbiamo lavorarci tutti".
Angelica Malvatani