
Badante finisce a processo: "Sposò l’assistito per l’eredità. Fu circonvenzione di incapace"
Avrebbe messo gli occhi sull’eredità della persona a cui faceva assistenza e, per impossessarsene, sarebbe riuscita prima a farsi rilasciare una procura generale e poi a farsi sposare. Un comportamento che, secondo l’impianto accusatorio della procura, si sarebbe tradotto in una circonvenzione di incapace. Sotto accusa è finita una cinquantenne ucraina. La donna era stata assunta come badante da un ferrarese di poco più anziano, affetto da una grave malattia neurodegenerativa. La vicenda finita al centro del processo ha preso le mosse nel 2017, quando l’imputata avrebbe ottenuto la procura generale dal paziente per il quale lavorava come badante. Poco dopo, poi, i due si sono sposati. Una serie di scelte che non hanno convinto il figlio dell’uomo, il quale ha sporto denuncia avanzando una serie di recriminazioni sull’operato della straniera. Sulla vicenda si sono quindi accesi i riflettori della procura che ha aperto un’inchiesta iscrivendo nel registro degli indagati la cinquantenne dell’Est Europa (assistita dall’avvocato Giampaolo Remondi).
Al termine delle indagini, la badante è finita a processo. Il caso è approdato ieri mattina davanti al giudice Marco Peraro per ascoltare alcune testimonianze. L’esame più ampio è stato quello del figlio, il quale ha ricostruito le vicende che lo hanno portato a sporgere denuncia nei confronti della ex badante del padre, nel frattempo venuto a mancare nel 2019. "Io ero tutta la sua vita – spiega in aula riferendosi al defunto genitore –. Il suo testamento diceva che ero l’unico erede. Lei però mi metteva continuamente in cattiva luce ai suoi occhi". L’uomo ha poi raccontato di quando è venuto a sapere del prossimo matrimonio tra il padre e la badante. "Era il 2017 – spiega –. Un giorno sono entrato in casa e ho visto la lettera di dimissioni della badante. In quel momento ho appreso che si sarebbero sposati. Pensavo fosse una barzelletta, ma poi mi è caduto il mondo addosso". Gli ultimi passaggi della testimonianza riguardano i tragici momenti del decesso del genitore. "Quando è morto mio padre – conclude il teste – non gli era rimasto nemmeno un vestito. Una vergogna".
Nel corso dell’udienza sono poi stati sentiti altri testimoni, tra cui due amministratrici di sostegno che si sono succedute nel corso del tempo nonché l’ex assessore che aveva celebrato le nozze. Quest’ultimo ha riferito che all’epoca vennero svolte tutte le verifiche del caso prima di procedere all’unione. L’udienza è stata infine aggiornata al 21 maggio. In quell’occasione verranno sentiti altri testimoni del pubblico ministero e della parte civile, oltre all’esame dell’imputata.
Federico Malavasi