Coronavirus Ferrara news, donazioni di sangue in calo. "Duecento sacche in meno"

Il presidente provinciale Davide Brugnati: "Dobbiamo dare un segnale positivo: noi siamo aperti. E i nostri centri sono sicuri"

Le donazioni di sangue sono in calo

Le donazioni di sangue sono in calo

Ferrara, 27 febbraio 2020 - Il filo rosso sangue della solidarietà non si deve interrompere. Neanche con il Coronavirus. Il messaggio di speranza deve correre veloce di bocca in bocca. Come un freccia dall’arco scocca, per dirla con De André. Eppure, il nuovo virus, sembra aver segnato una battuta d’arresto anche fra i donatori di sangue che fanno capo alle Avis comunale e provinciale.

LEGGI ANCHE Coronavirus, a Ferrara "eseguiti 1.500 tamponi"

"Malgrado sia stato acclarato che la patologia non sia trasmissibile attraverso la trasfusione ematica". Dice incredulo il presidente provinciale Davide Brugnati. "Il nostro centro di donazione è uno dei luoghi più sicuri che uno possa frequentare – prosegue – proprio perché la coscienza dei donatori impone un certo rigore e, se anche una persona normalmente ha anche solo due linee di alterazione, non viene a donare". Da inizio anno, il bilancio di sacche di sangue a disposizione è calato sensibilmente. E, certamente, "lo spauracchio della patologia cinese non può certo aiutare da questo punto di vista".

LEGGI ANCHE: Come si cura - Le differenze con l'influenza - Come difendersi

Veniamo ai numeri. Solo nel corso di questo mese, la flessione registrata consta di 240 sacche in meno. Un dato che, sul computo complessivo, pesa circa un 20%. Analizzando la provenienza geografica del calo nei diversi punti di donazione, emerge che la flessione maggiore è quella che si registra nel forese, mentre la città sembra reggere seppur con qualche segnale di cedimento. Infatti, se un terzo delle donazioni mancanti sono ‘cittadine’ (80 sacche) ben 160 (quindi due terzi) sono extra moenia.

"I donatori – incalza Brugnati – si sono spaventati. Ma noi ci teniamo a ribadire che i punti di raccolta sono aperti e funzionanti e, il programma di donazione anche nel mese di marzo, rimane confermato". La colonna portante dell’avis comunale, Sergio Mazzini, tiene a dire la sua "confidando nelle buone prassi comportamentali tenute dai nostri donatori". "Di sangue ce n’è sempre bisogno – dice Mazzini – : abbiamo anche tanti donatori che vengono dal Veneto ma noi non abbiamo mai avuto preclusioni in questo senso e le cautele sono sempre state la nostra cifra".

Il direttore sanitario di Avis Florio Ghinelli si assesta il nodo della cravatta e scuote il capo. Quando prende la parola c’è silenzio. "Anche l’Oms ha confermato che si tratta di un’influenza. La nostra unica discriminante ora è quella di accertarci che chi viene a donare non sia reduce dalle zone rosse. E, comunque, l’unica prevenzione è l’anamnesi".

Da questo punto di vista Ghinelli ribadisce come "chi si è vaccinato per la normale influenza sicuramente è più tutelato. Peraltro ai donatori Avis è concessa la vaccinazione anti-influenzale in maniera gratuita". Per il siero di contrasto al Codiv-19 le previsioni di Ghinelli non sono esattamente lusinghiere. "Ci vorrà tempo". Non si sbilancia. Ma la speranza è che "il Coronavirus arrivi a essere assimilato alla stregua di un raffreddore". Certo. Ma adesso, chi malauguratamente starnutisce in strada, è scambiato per un untore.