Crisanti e il modello Ferrara contro il covid: "Tamponi triplicati e 'codice' ai positivi"

Da aprile il via al progetto nato dalla collaborazione tra l’Ausl e il microbiologo: "Ferrara diventerà un modello virtuoso a livello nazionale"

Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia dell'Università di Padova

Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia dell'Università di Padova

Ferrara, 24 marzo 2021 - Ferrara ’apripista’ in Regione e modello in Italia, con un nuovo sistema di controllo dei contagi che partirà a inizio aprile. E che garantirà, spiega il microbiologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti, non solo la riduzione tendenziale dei positivi, ma soprattutto, "quando l’infezione si spegnerà. consentirà di tenerla più facilmente sotto controllo". Il metodo, che verrà attuato in collaborazione con l’Azienda Usl e il laboratorio Toscana Life Sciences (che analizzerà, a regime, altri mille tamponi molecolari al giorno oltre a quelli processati all’ospedale di Cona), sovverte il sistema attuale del ’contact tracing’: "Oggi, quando viene trovato un positivo, gli si chiede quali sono stati i suoi contatti diretti, e li si sottopone al tampone – spiega Crisanti –; ma si è visto che questo sistema ha un’efficacia del 30-40%, troppi casi sfuggono o perché le persone non ricordano, o perché qualcuno è reticente, o semplicemente per la fallibilità della procedura, molto macchinosa".

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Con il 'network testing’, invece, si intende agire sull’intera catena dei contatti (diretti o indiretti) del singolo contagiato: "Partiamo dal presupposto che il singolo abbia una rete di relazione che va dai familiari agli amici, dai colleghi di lavoro ai vicini di casa – prosegue Crisanti –; perciò, quando verrà rilevato un positivo, gli sarà attribuito un codice, invitandolo a incoraggiare tutte le persone della sua rete a sottoporsi al tampone". Si salta dunque il concetto dei contatti diretti o indiretti: "L’ha già fatto, prima di noi, la ’variante inglese’ che è molto più contagiosa. Perciò, augurandoci che le persone vengano spontaneamente a fare il tampone, contiamo di creare autentici argini alla diffusione del contagio". Per facilitare l’avvio della procedura, saranno le Usca a sottoporre al tampone in primo contagiato, avviando così la ricerca della catena: "Certamente non possiamo mettere tutta la città di Ferrara in lockdown, come è avvenuto l’anno scorso a Vò Euganeo – sorride Crisanti –, né sottoporre l’intera popolazione a tampone. Ma così si amplieranno enormenente le maglie dello screening, contribuendo a rendere più sicure le scuole, i posti di lavoro, gli ambienti domestici e i luoghi di ritrovo".

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Il 'modello Ferrara’ sarà poi utile quando si tornerà a una situazione meno pesante di contagi: "Aumentando la capacità dello screening si potrà bloccare tempestivamente la diffusione del virus nel territorio". La Sardegna, unica regione oggi in ’zona bianca’, è l’emblema del funzionamento di questo sistema, che Ferrara sarà la prima città italiana ad adottare: "Il fatto che questo territorio sia più isolato di altri, il che ha spesso reso meno numerosi i casi di contagi rispetto ad altre realtà vicine – conclude Crisanti –, consentirà un avvio ottimale del progetto e, quando diventerà prassi, rappresenterà un’ulteriore difesa".

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Tanto più quando, con la vaccinazione completata, bisognerà proteggersi dai cosiddetti ’contagi di ritorno’: "Non illudiamoci che con la vaccinazione si concluderà tutto, dovranno comunque essere attuate strategie mirate di controllo". E proprio agendo sul ’network’, sulla catena potenziale dei contatti individuali, si potrà spegnere la fiammella prima che diventi incendio, come è purtroppo avvenuto negli ultimi mesi. Concorda Monica Calamai, direttrice generale dell’Azienda Usl, che ha concordato l’avvio del progetto con l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini: "Il nostro obiettivo è acccelerare il declino del contagio".