In Europa senza barriere I progetti dello Zanandrea

La Fondazione ha ideato anche percorsi per aiutare la mobilità dei disabili. Il presidente Taddia: "L’obiettivo è creare inclusione e integrazione".

In Europa senza barriere  I progetti dello Zanandrea

In Europa senza barriere I progetti dello Zanandrea

CENTO

La Fondazione Zanandrea lavora ai progetti Europei, tra questi anche gli scambi che hanno la finalità di fare vivere opportunità di mobilità europea a gruppi eterogenei di giovani con e senza disabilità per creare anche una rete amicale e di supporto tra giovani coetanei. L’occasione è stata il progetto di Scambio Europeo "Artivism" per promuovere l’inclusione sociale di ragazzi con disabilità. E’ così che la Fondazione Zanandrea ha realizzato uno scambio in Macedonia del Nord, a cui ha partecipato un gruppo di cinque ragazze: le centesi Chiara, Romina e Nicol, da Imbersago (Lecco) Elena, e da Bologna la moldava Nadia che sono appena tornate da questa bellissima esperienza. La destinazione di questo viaggio era Krik, al Centro per l’Attivismo Giovanile di Ohrid, che ha ospitato Artivism con l’obiettivo di promuovere l’attivismo sociale giovanile e la cittadinanza attiva delle persone con disabilità attraverso l’educazione non formale delle arti. Le ragazze hanno fatto parte di un gruppo di 20 partecipanti da Italia, Macedonia del Nord, Lettonia e Romania, partecipando a questo youth exchange, scambio giovanile promosso dall’Unione Europea in collaborazione con associazioni locali che si inserisce all’interno del progetto Erasmus+, di cui il partner italiano è stato rappresentato dalla centese Fondazione Don Zanandrea. Durante il progetto i partecipanti hanno avuto la possibilità di utilizzare l’arte come strumento di inclusione: nella splendida cornice del lago di Ohrid hanno infatti creato coreografie, seguito laboratori di disegno e pittura, un corso di fotografia e molto di più. Questo viaggio è stata l’occasione per i partecipanti di venire a contatto con nuovi mondi, nuovi modi di vivere, nuove culture, ma soprattutto di riconoscersi come un’unica cosa: è proprio davanti alle molteplici diversità che ci si è riconosciuti tutti uguali. Un aspetto molto interessante è stato, infatti, quello di poter conoscere gli strumenti e le cassette degli attrezzi fornite dai diversi Paesi nel lavoro di integrazione e inclusione delle disabilità, definire il punto di partenza di ognuno e capire quali siano gli aspetti comuni su cui poter lavorare. "Per questi ragazzi con diversi gradi di disabilità, con la Sindrome di Down o nello spettro autistico, non vedenti o con disabilità intellettive, che parlavano quattro lingue e arrivati da 4 Paesi – dice Enrico Taddia, direttore del Zanandrea - è stata la ricetta perfetta per uno scambio indimenticabile e occasione per entrare in contatto con realtà molto diverse. Si possono parlare lingue diverse o avere diversi credo religiosi, ma, a volte, basta uno sguardo o un semplice sorriso per avvicinarsi a ciò che sembra essere diverso da noi, per farci sentire meno soli".

Laura Guerra