La grandinata e il coraggio. Riapre il museo del mondo agricolo: "Ci ho creduto. Per mio padre"

Dopo l’opera di restauro i turisti sono tornati nelle sale del Maf, ospita i cimeli della civiltà contadina. Il presidente: "Struttura creata dalla mia famiglia, ingentissimi i danni del 2023. Ma ho deciso di investire"

Ferrara, 25 marzo 2024 – Il tempo che intercorre tra la tempesta e la rinascita, tra l’amarezza dopo le raffiche di grandine e il ritrovato sorriso si misura in due date, 22 luglio 2023-24 marzo 2024. Ieri. Nel pomeriggio della scorsa estate, il cielo all’improvviso buio, quei confetti di ghiaccio distrussero tetti delle case, auto, incrinarono il futuro di imprese. E piegarono il Maf, museo del mondo agricolo ferrarese, scrigno di tradizioni, quelle del mondo contadino.

Pochi minuti, sembrati eterni a Pier Carlo Scaramagli, presidente del Maf, figlio del fondatore del museo. Quando il cielo si aprì, al posto del tetto una ragnatela di travi, i vetri crivellati, attrezzi del passato – memoria ferita – riversi per terra. Un simbolo diventò quel museo, della furia della natura. Lo foto del trattore che sembrava abbandonato sotto il capannone a fare il giro del web.

Il tetto del capannone crivellato dalla grandinata del 22 luglio 2023. La foto fece in quei giorni il giro dei web. A destra, il capannone sistemato I turisti tornano a visitare il museo della civiltà contadina
Il tetto del capannone crivellato dalla grandinata del 22 luglio 2023. La foto fece in quei giorni il giro dei web. A destra, il capannone sistemato I turisti tornano a visitare il museo della civiltà contadina

Ieri, il sole un po’ freddo, è stato un giorno di festa, per Scaramagli che ci ha creduto e per la città che si è ritrovata in quell’angolo di verde e ha ritrovato le sue origini, di nuovo intatte. Dopo mesi di lavori che avevano impedito la completa fruizione del museo, i locali sono stati presentati e aperti al pubblico. Il Maf, che è convenzionato con il Comune, ha trasformato le difficoltà in opportunità di rinascita.

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E ha proceduto a un’ampia opera di ripristino, di restauro, gli oggetti sono stati ordinati con le didascalie, cimeli e macchinari esposti, nelle ampie sezioni del padiglione del lavoro agricolo. Fa da cicerone tra le ali del museo lo stesso Pier Carlo Scaramagli.

E’ stato suo padre Guido, imprenditore agricolo e studioso del mondo rurale, a creare il Maf. Era il 1980. Al suo fianco c’era Renato Sitti, allora direttore del Centro Etnografico del Comune di Ferrara. "Siamo stati una delle prime famiglie di frutticoltori a Ferrara – una nota d’orgoglio –, quello che vedete qui è suo". Nel capannone, il tetto è stato sistemato, le macchine per lavorare la canapa, attrezzi per tirare fuori dal terreno le bietole, anche macchine per cucire.

Il danno, già. "Alla fine siamo arrivati a toccare 150mila euro, solo 40mila coperti dall’assicurazione. Siamo un’associazione e abbiamo scoperto di trovarci in un limbo, siamo fuori da qualsiasi categoria per ricevere aiuti. Non siamo un’impresa, non siamo un privato", racconta. E così Scaramagli ha messo nel piatto 100mila euro, di tasca sua. Un po’ lo doveva a suo padre. "Il giorno dopo la grandinata ci siamo avviliti, ma insieme ai miei figli, Caterina e Marco, abbiamo deciso di continuare. E ci abbiamo preso. È solo di qualche settimana l’accreditamento museale del Maf nel sistema nazionale".

"All’indomani della tragica grandinata – dice il Comune – ci siamo subito adoperati per chiedere lo stato d’emergenza. Ci sembrava doveroso salvare un patrimonio che racconta il mondo agricolo ferrarese, che altrimenti sarebbe andato perduto". Il 19 maggio si terrà il Festival della terra, incentrato sui pionieri della frutticoltura, con un approfondimento su Giuseppe Minarelli e sulla sua storia di imprenditore e promotore della frutticoltura ferrarese. Il consulente scientifico Gian Paolo Borghi ha coordinato gli eventi, Franco Bergonzini, del Gruppo omonimo di Bondeno, ha illustrato i lavori di ripristino del Maf. Poi la presentazione del libro a cura di Gianni e Mauro Padovani ‘Una memoria di ferro. Arte e storia di un’antica famiglia ferrarese’. L’antico mestiere del fabbro che Sergio Padovani ha fatto rivivere. A colpi di martello.