
Una mattinata dedicata alle imprese, la storia e il mito di due campioni che hanno. unito l’Italia
"Ci sono persone che restano anche quando se ne vanno, come Fausto Coppi e Gino Bartali che si sono nutriti di polvere e sogni facendo sognare molte generazioni". Con queste parole, ieri mattina alla Sala 2000 di viale Matteotti, gremita di studenti e di pubblico, lo scrittore e giornalista Luciano Boccaccini ha introdotto l’incontro "Fausto Coppi e Gino Bartali. Le imprese, la storia e il mito di due campioni che hanno diviso la gente e unito l’Italia". Vite parallele di ciclismo e valori in una ‘rivalità per antonomasia’ che continua a farsi incontro. Affascinante, avvincente e profondamente umano il racconto della nipote di Gino Bartali, Gioia Bartali, figlia del figlio Andrea, che ha portato i racconti di famiglia, la sua vita con il nonno, ma anche quanto appreso leggendo le oltre duecento lettere scritte da Bartali alla moglie, piene di affetto e fede, e che la nonna aveva sempre tenuto rigorosamente segrete. "Lui ci teneva a dare sempre il buon esempio – ha detto Gioia –. Era un uomo di grande fede. Pregava sempre. Faceva dire una messa nell’altare che aveva in casa prima di ogni gara. E non chiedeva a Dio di vincere ma di non cadere".
Ad uno studente del Carducci di Bondeno che ha chiesto se Gino Bartali fosse un partigiano, la nipote ha risposto: "Era un eroe. Si è messo a salvare persone che non conosceva, in segreto, rischiando, ma s non ha mai sparato a nessuno. Per cui non possiamo definirlo un partigiano. Pedalava per chilometri – ha raccontato – con la sua bicicletta, per portare documenti nascosti nel cannone che avrebbero salvato tanti ebrei. Usciva volutamente con la maglietta con scritto il suo nome, perché nel caso fosse fermato venisse riconosciuto e magari poteva cavarsela con un autografo. Immagino che abbia avuto tanta paura. Quando è iniziata la guerra lui era già un campione – ha aggiunto Gioia – aveva vinto due giri d’Italia e un tour de France, aveva un figlio piccolo che era mio padre Andrea. Il suo obbiettivo è sempre stato, con il ciclismo, poter mantenere la famiglia. Per lui è stato un lavoro a tutti gli effetti".
Claudia Fortini