Ferrara, morta in ospedale: “Mia moglie dimenticata in corsia”. Maxi risarcimento

Nessuna ’colpa’ dei sanitari. Bordate sul Delta: "Innegabili carenze nel caso". Maxi risarcimento alla famiglia

Fabrizio e Monica il giorno delle nozze sui Trepponti

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Ferrara, 26 aprile 2023 – “Ricordo ancora quelle sue ultime parole al telefono: Fabrizio mi sento abbandonata, questa volta mi fanno morire ". Clic. Poi la luce si spegne, il cuore che fa le bizze, inizia a scemare fino a fermarsi. Per sempre. "Arresto cardiocircolatorio determinato da infarto miocardico acuto su cardiopatia ischemica", sentenzierà il medico legale.

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Monica Bolognesi aveva 48 anni, famiglia di Lugo e terza di tre sorelle, morta al Delta il 9 settembre 2020. Nemmeno tre anni fa quando ancora il Covid spingeva e faceva paura. Monica quel giorno si sentì male, una fitta tra petto e spalla, andò al Delta dove venne ’dimenticata’ in corsia "181 minuti", scriverà il gip Danilo Russo, "nel corso dei quali non è stata svolta alcuna rivalutazione della donna, lasciata in sala d’attesa con l’indicazione di allertare il personale in caso di sviluppi".

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Penalmente è tutto archiviato, nessuna colpa dei sanitari indagati per l’impossibilità nel sostenere in giudizio che "un tempestivo e idoneo trattamento della patologia, avrebbe con elevata probabilità consentito di salvarle la vita". Civilmente però l’ospedale ha pagato. Un maxi risarcimento, definito con una conciliazione tra le parti (la famiglia è difesa dagli avvocati Simone Bianchi e Giovanna Boccafogli), a fronte di un riconoscimento di responsabilità della struttura. Chiamata in causa per "innegabili carenze – sono le bordate dello stesso gip nell’ordinanza di archiviazione – nella gestione del caso". Ma che "non offrono un quadro probatorio idoneo a sostenere l’accusa degli indagati".

L’amore

Fabrizio e Monica. Monica e Fabrizio. I primi sguardi tra un ballo e l’altro in quello che fu l’indimenticato Sky Lab di Tamara. Correva il 1989. L’anno dopo il fidanzamento e la convivenza a Vaccolino, il 23 novembre 2019 il matrimonio. Dieci mesi prima della tragedia. Lei dipendente in una importante azienda agricola, lui operaio. Un portento di donna, Monica, ricorda ancora oggi chi la conosceva. "Una che non mollava mai", racconta con dolcezza il marito che di anni ne ha 11 in più "ma nonostante la differenza di età – sorride – ha insegnato molte più cose lei a me". Nove settembre 2020: Monica torna dalla spesa, ha un dolore tra petto e spalla – evento che si era riproposto qualche giorno prima – così chiama il medico di base. "Le disse di correre subito in pronto soccorso per un probabile principio di infarto". Il Delta è a pochi chilometri, Fabrizio la carica in auto e vola verso l’ospedale.

Sala D’attesa

Alle 11.23 è al triage, codice giallo, alle 11.36 l’elettrocardiogramma "il cui esito – così gli atti – è nei valori di norma". Nessun prelievo ematico. "Andai a casa – riprende Fabrizio –, Monica mi disse ’ti chiamo io per venirmi a prendere, tranquillo’ ". Da quel momento però "la Bolognesi viene collocata in sala d’attesa e non più rivalutata se non alle successive 14.24 quando è visitata da un dottore su indicazione di un’infermiera alla quale la paziente aveva riferito di un nuovo dolore al petto". "Al cellulare – riprende il marito – si lamentava: Fabri, non è più venuto nessuno, mi sento abbandonata. Fu l’ultima volta che la sentii". Alle 14.30 finalmente viene eseguito il prelievo del sangue "con urgenza" il cui esito "verrà stampato alle 15.42 da cui si potrà apprezzare un incremento della troponina ad alta sensibilità (379ng/l)".

Tempo scaduto

Monica peggiora, alle 16.07 un secondo Ecg, iniziamo i "prodromi dell’arresto cardiaco". Vengono chiamati cardiologo e rianimatore, si ipotizza il trasferimento all’Emodinamica di Cona ma non si farebbe in tempo. Perché di tempo non ne resta più. Le 17.20: Monica è morta. "Uscirono alcuni medici – sussurra Fabrizio –, mi fecero sedere. Sua moglie, iniziarono, ha iniziato a gonfiarsi a livello intestinale. Chiesi se l’avessero operata. Mi risposero: no, è deceduta. L’hanno dimenticata in sala d’attesa, bastava un prelievo per capire dell’infarto in atto. Perché le analisi arrivarono così tardi? Perché il cardiologo non venne subito?".

Due valutazioni

L’indagine preliminare, tra consulenze, richieste di archiviazioni e impugnazioni, per i 10 indagati si è chiusa con un nulla di fatto. "I dati statistici a disposizione – spiega il gip – affermano che l’infarto ricorrente è caratterizzato da elevata mortalità, con ciò ne consegue, per quanto alla responsabilità penale, in ordine alla possibilità di affermare che l’azione concretamente esigibile degli indagati – un tempestivo e idoneo trattamento della patologia – non avrebbe con elevata probabilità consentito di salvare la vita alla Bolognesi". Civilmente l’ospedale ha risarcito la famiglia per le "innegabili carenze nella gestione del caso". Giustizia? Scuote la testa il 59enne: "Nessun sanitario ha pagato per quelle omissioni, volevamo un processo. I soldi? Non mi ridanno mia moglie".