Ferrara, morti carbonizzati in auto. L'ombra del killer

Due cugini trovati morti nel luogo dove avevano ideato un impianto eolico innovativo: poi l’affare andò a rotoli. La pista: duplice omicidio

La Polo dove sono morti Riccardo e Dario Benazzi, cugini di 64 e 70 anni

La Polo dove sono morti Riccardo e Dario Benazzi, cugini di 64 e 70 anni

Ferrara, 4 marzo 2021 - Quel campo nel cuore delle campagne ferraresi doveva essere il teatro del loro sogno. E nello stesso campo, forse, sono stati assassinati. I cugini Riccardo e Dario Benazzi, 64 e 70 anni, avevano scelto una spianata verde a due passi dal paesino di Rero per realizzare l’innovativo impianto eolico che il primo aveva ideato.

Un particolare mulino che, nella mente di quell’Archimede di pianura, avrebbe dovuto ‘catturare’ il vento, immagazzinarlo e utilizzarlo per produrre energia pulita. La fortuna però, aveva ben presto voltato le spalle ai due cugini. Il progetto, coperto da brevetto, non trovava finanziamenti e, a un certo punto, Riccardo si è ritrovato estromesso dai soci in affari.  

Un sogno infranto che si è rivelato soltanto l’amaro preludio di una tragedia ancora più grande. Domenica sera, il campo che avrebbe dovuto diventare la sede dell’impianto è stato illuminato da una palla di fuoco. A bruciare era una Volkswagen Polo.

Quando i vigili del fuoco hanno domato il rogo hanno sollevato il velo sull’orrore. Sul sedile posteriore dell’auto c’erano due corpi carbonizzati. Le salme devono ancora essere identificate con certezza ma i dubbi sulla loro identità sono praticamente nulli.

Da qui, la storia di un successo solo accarezzato assume i contorni del giallo. Come sono morti Riccardo e Dario? Le prime ipotesi dei carabinieri parlano di un atto volontario. Doppio suicidio? Morte naturale di uno seguita dal suicidio dell’altro? Omicidio-suicidio? Tutte tesi plausibili e da vagliare con attenzione. Come anche la più inquietante: un duplice omicidio con tentativo di cancellare le prove con il fuoco. Inizialmente gli inquirenti, coordinati dal pm Lisa Busato, sembrano orientarsi sulle prime possibilità.

Ma, col passare delle ore, le carte in tavola cambiano. La pista dell’omicidio-suicidio viene scartata quasi subito. I due cugini erano in ottimi rapporti e non avevano motivi di contrasto. Ben presto inizia a traballare anche il doppio suicidio (seppure ancora non escluso).

Entrambi avevano grossi problemi (Riccardo economici, Dario di salute) ma non avevano mai fatto trapelare intenti estremi. Rimane quindi l’idea del duplice omicidio, ormai la pista investigativa più battuta. A suffragarla ci sarebbero anche alcuni indizi raccolti nel campo, a ottocento metri dal punto in cui è bruciata la Polo: due grosse macchie di sangue e parti di cartuccia da fucile. Ora bisognerà innanzitutto stabilire se si tratti di sangue umano o animale e se il tutto possa avere una relazione con la morte dei cugini.  

Al puzzle mancano poi molti altri tasselli, tra cui l’arma dell’ipotetico delitto e il movente. L’ispezione cadaverica non ha fatto emergere tracce di coinvolgimento di terzi. Ma, viste le condizioni dei corpi, serviranno accertamenti più approfonditi.

Resta poi l’altro grande interrogativo. Chi avrebbe ucciso i Benazzi e perché? Su questo aspetto, il mistero è ancora fitto. Se di omicidio si tratta, il killer difficilmente avrebbe potuto essere solo. Per quanto riguarda il possibile movente, si indaga a 360 gradi. Una delle prime piste intraprese è stata quella dei compagni di viaggio nell’avventura dell’eolico. Attività che però non avrebbe fatto emergere nulla di sospetto.

Si continua quindi a scavare nelle ultime ore dei due cugini per capire cosa ci sia dietro a una morte tanto cruenta, avvenuta in un luogo la cui scelta, in un senso e nell’altro, difficilmente può essere ritenuta casuale.