MARIO BOVENZI
Cronaca

"Noi, risparmiati dal granchio blu. Con le cozze tiriamo ancora avanti"

Stefano Boscolo, al timone di un peschereccio che salpa alle quattro del mattino per gli allevamenti "Le zone di produzione si trovano più al largo, il killer del mare non è riuscito per fortuna ad arrivarci".

"Noi, risparmiati dal granchio blu. Con le cozze tiriamo ancora avanti"

"Noi, risparmiati dal granchio blu. Con le cozze tiriamo ancora avanti"

"Siamo stati risparmiati dall’invasione del granchio blu, anche se la quantità del prodotto è comunque un po’ calata. Non stiamo certo a contare i morti, in questo momento non riesco a dire la percentuale esatta, a ’pesare’ il danno. Ma anche noi troviamo gusci spezzati", dalle vongole al fiume nero delle cozze, Stefano Boscolo, comandante del peschereccio ’Emilia’, fa un bilancio del settore, quello della pesca, ormai sempre più in difficoltà. La sua barca sembra una motonave, come quelle che fanno la spola con i turisti a bordo. Invece sulla tolda ci sono sacchi e retine.

Porto di Goro, via vai di barche. Il camion si presenta puntuale per raccogliere quel carico di cozze. L’ago della bilancia si muove, poi indica un numero. Sono quelli dei chili raccolti dal mare in una delle tante mattine di lavoro, sveglia alle tre per salpare alle quattro. Boscolo – la sua è una famiglia di pescatori – non sembra stanco. Con la bolla in mano controlla le operazioni di scarico. I suoi marinai sembrano un po’ segnati dalla levataccia, appena un po’. Anche per loro è un mestiere antico. Alla fine della giornata, oltre allo stipendio, porteranno a casa un sacchetto di cozze, dentro c’è anche qualche granchio. "Così potranno farsi una mangiatina, visto che sono loro a raccoglierle è anche giusto che possano mettere le cozze in pentola", dice Boscolo con un sorriso. Poi scuote la testa. "Siamo un mondo dimenticato, un settore sempre più bistrattato – la sua denuncia –. Pare che i pescatori siano colpevoli di tutto, anche se il mare è inquinato". Si posta sul molo, indica una montagna di vecchie reti. "Siamo noi a raccoglierle – spiega – le portiamo a riva perché vengano poi smaltite. Eppure ci puntano il dito contro, ci accusano di sporcare il mare. Quando per noi il mare, quella distesa d’acqua, è vita. E’ come un fratello, una madre che ci nutre. Che interesse avremmo a trattare male chi ci fa vivere, chi ci offre il cibo per mangiare?". Fa quel mestiere da 25 anni, come suo padre Giuseppe, il fratello, come un po’ tutti i suoi familiari. "Per arrivare negli allevamenti – precisa – dal porto di Goro dobbiamo percorrere sei miglia, la zona di produzione delle cozze si trova a due miglia dalla costa del lido delle Nazioni. Lontano dalle acque basse della sacca. Solo così le cozze si salvano dalle tenaglie del granchio, almeno per ora".