Uccise la madre a Ferrara: il giallo delle carte di credito

Delitto Sturaro, il fratello dell’imputato: "Quel giorno Stefano mi aggredì". Spunta un’ipotesi di movente: prelievi e pagamenti indebiti

I carabinieri durante il sopralluogo nell’abitazione di via della Ghiara (Businesspress)

I carabinieri durante il sopralluogo nell’abitazione di via della Ghiara (Businesspress)

Ferrara, 11 ottobre 2022 - Utilizzi di carte di pagamento all’insaputa dell’intestataria, un appuntamento in banca al quale la vittima non sarebbe mai arrivata e un’aggressione con una pentola ai danni di Alessandro Franzolin, fratello di Stefano, il 48enne a processo per l’omicidio della madre Alberta Paola Sturaro, trovata senza vita nella sua abitazione di via della Ghiara il 22 marzo dell’anno scorso. Sono alcuni elementi inediti emersi ieri dall’esame dei testimoni in Corte d’Assise.

Una delle testimonianze più pregnanti è quella resa da Alessandro Franzolin (parte civile insieme alla sorella Sonia con l’avvocato Pier Guido Soprani). L’uomo ha ripercorso in tribunale quanto accaduto quella mattina. Ha riferito alla corte di essersi alzato e di essere andato a fare colazione, trovando Stefano già sveglio. Quest’ultimo, ha riferito il teste, lo ha aggredito con una pentola senza alcun apparente motivo. In quello stesso frangente, l’imputato avrebbe riferito al fratello di aver soffocato la madre, minacciando poi il suicidio. A quel punto, Alessandro ha scritto un messaggio a uno psichiatra che conosceva in quanto era stato suo tutor durante un tirocinio. Nell’sms – del quale il professionista non conosceva il mittente in quanto non aveva in rubrica il numero di Franzolin –, ha scritto che il fratello aveva ucciso la madre e che voleva suicidarsi. A quel punto, lo psichiatra ha dato l’allarme ai carabinieri che sono risaliti all’intestatario dell’utenza telefonica, scoprendo quanto stava accadendo in via della Ghiara.

Buona parte dell’udienza si è poi concentrata sull’utilizzo di due bancomat collegati a un conto corrente intestato a Sturaro (e su cui c’era un procura generale per i tre figli). Tale condotta è oggetto del secondo capo di imputazione a carico di Franzolin, accusato anche di indebito utilizzo di carte di pagamento per 17 movimenti tra prelievi e pagamenti Mav/Rav. Una contestazione dietro alla quale, secondo una lettura finora mai emersa, potrebbe nascondersi il vero movente del delitto.

Dalle testimonianze di ieri sono infatti spuntati alcuni aspetti mai balzati agli onori delle cronache. La mattina del 22 marzo, Alberta Paola Sturaro sarebbe dovuta andare in banca per chiedere conto di un pagamento Mav partito da una delle proprie carte. Un movimento del quale la donna avrebbe appreso soltanto alcuni giorni prima. Questa la ricostruzione emersa in aula: mercoledì 17 marzo arriva a casa dei Franzolin una lettera dell’istituto di credito. Quel giorno Stefano non c’è e il documento viene ‘intercettato’ dai fratelli, i quali si rivolgono alla banca per chiedere spiegazioni.

Alessandro dice di aver saputo dalla sorella che anche la madre, in un secondo momento, era venuta a sapere di quella missiva. La 75enne avrebbe quindi dovuto presentarsi il 22 marzo in filiale per chiedere conto del pagamento. Un appuntamento al quale non sarebbe mai arrivata. Riguardo a questo possibile movente, dalle testimonianze è spuntato anche un altro elemento. Sonia Franzolin ha scritto per due volte alla procura chiedendo di essere sentita in quanto, a suo dire, aveva scoperto il movente del delitto. Audizione che si è svolta solo dopo la seconda richiesta. Il caso tornerà in aula il 26 ottobre per ascoltare proprio la sorella dell’imputato.