Pesca, sirene di protesta contro l’Europa

Porto Garibaldi e Goro, si è svolta una grande manifestazione per dire basta alle politiche della Ue. "È in gioco la sopravvivenza"

Pesca, sirene di protesta contro l’Europa

Pesca, sirene di protesta contro l’Europa

Il suono delle sirene ha riecheggiato negli specchi acquei azzurri di Porto Garibaldi e Goro. Un suono di protesta partito da tutti pescherecci ormeggiati alle banchine dei porti per dire basta alle politiche dell’Unione Europea sulla pesca a strascico che, assieme agli altri problemi che attanagliano la categoria, stanno mettendo in ginocchio la filiera. Un’iniziativa che si è svolta nella mattina di ieri. Da tempo i pescatori protestano per tutta una serie di problemi che stanno rendendo sempre più difficile il lavoro dei pescatori, con le flotte in pesante sofferenza.

Con la protesta i pescatori manifestazione il dissenso sul bando degli attrezzi mobili di fondo e relative restrizioni proposte dalla Commissione europea attraverso il piano di azione per proteggere gli ecosistemi marini. A Bruxelles si ventila un possibile phasing-out di tutti gli strumenti di cattura mobili di fondo entro il 2030 dalle Aree Marine Protette corrispondenti a tutte le aree Natura 2000 (Direttiva Habitat) che però dovranno essere maggiormente estese ma non si sa quanto. "I suoni e i video realizzati nel corso della manifestazione – spiega il vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca Emilia-Romagna Vadis Paesanti – verranno successivamente trasmessi alla Commissione europea per il 9 maggio, Giornata dell’Europa. Una data, questa, a sua volta simbolica, scelta per esprimere quanto le comunità della pesca abbiano raggiunto il limite e temano per la loro stessa sopravvivenza". E aggiunge: "La pesca è una politica di competenza europea e la Commissione è l’unico amministratore della Politica Comune della Pesca. Un amministratore che sta colpendo al cuore un intero settore". Paesanti poi analizza la situazione: "L’80 per cento del mondo è composto da acqua e del restante 20 per cento, soltanto il 3 viene coltivato. Quindi se si vuole sfamare la popolazione mondiale il futuro non sono i grilli, ma il pesce da cui si ricavano le proteine necessarie per sopravvivere. Devono mettere in condizioni i pescatori di poter fare il loro lavoro in modo, sia chiaro, sostenibile". Nessun incentivo per acquistare nuovi pescherecci: "L’Europa – prosegue Paesanti – ha stanziato 60 milioni per demolire le imbarcazioni. Mi spiego: un pescatore riconsegna la licenza e loro ti pagano per demolire la barca. Gli incentivi esistono, ma per chiudere".