
Cristiano
Bendin
Paolo Pinton, attuale vice direttore del Dipartimento di scienze mediche e coordinatore del corso di dottorato in Scienze biomediche e biotecnologiche di Unife, si candida ufficialmente a prossimo rettore dell’Università di Ferrara. E’ il primo, tra i papabili, a scendere in campo per la successione a Giorgio Zauli, il cui mandato scadrà nell’ottobre di quest’anno.
Pinton, può spiegare ai nostri lettori qual è la sua visione dell’Università di Ferrara?
"La mia visione parte dall’assunto che l’Università di Ferrara è un’università pubblica. Penso all’istituzione università come soggetto capace da una parte di creare nuova conoscenza, attraverso la ricerca, e dall’altra di diffonderla attraverso la didattica, traendo vantaggio dalla contemporanea presenza di questi due elementi essenziali. La didattica universitaria, perché sia di alto livello e quindi attrattiva a medio e lungo termine, richiede la presenza della ricerca".
E’ importante la ricerca?
"Sì. La ricerca educa al rigore, alla curiosità creativa, alla perseveranza, all’onestà. L’assenza di ricerca avanzata porta a quello che, nei paesi anglosassoni, viene definito un “college university”, ossia un’università di serie B che in italiano potremmo definire “scuolificio o diplomificio”".
Quale pensa sia la relazione tra territorio ed il nostro Ateneo? Spesso abbiamo lamentato un certo sfilacciamento...
"Ferrara campus universitario è una realtà che possiamo proporre nell’ambito della nostra offerta didattico-formativa. Spesso, se non sempre, l’iscrizione all’Università rappresenta la prima esperienza a lungo termine fuori casa per i giovani. Poter offrire il percorso universitario in una città “raccolta”, sicura e a costi ragionevoli, ritengo possa rappresentare un vantaggio rispetto a molti altri atenei italiani. Ma questo non può bastare. Nel mio programma ci sarà grande attenzione alle diverse realtà ferraresi. Ho già preso contatto con diverse entità riscuotendo grande interesse verso le proposte di progetto presentate".
Tra le lacune c’è anche lo scollamento tra Università e mondo delle imprese, non crede?
"Mi ha fatto molto piacere leggere la vostra recente intervista al commissario straordinario della Camera di Commercio Paolo Govoni, il quale cita la nostra Università come uno dei soggetti da coinvolgere in primis per il riposizionamento ed il rilancio del territorio ferrarese."
E guardando fuori dai confini ferraresi?
"Dobbiamo restituire al nostro Ateneo, sia a livello regionale che nazionale, il ruolo ed il prestigio di cui in passato ha sempre goduto, intaccati purtroppo dal processo di graduale e progressivo isolamento del nostro Ateneo dagli altri Atenei della Regione – ed in generale dal sistema accademico italiano – cui abbiamo assistito in questi ultimi anni. E’ indispensabile avere ottimi rapporti non solo con le amministrazioni locali, ma anche con quelle regionali e nazionali, senza temere il confronto, al contrario stringere alleanze mantenendo la nostra indipendenza".
Tornando alla nostra Università, c’è chi afferma che lei si presenta per azzerare tutto quello fatto dall’attuale amministrazione: come risponde a questa provocazione?
"Che appunto si tratta di una provocazione. Non penso sia necessario azzerare niente e che nessuno, o almeno questo è quello che spero, abbia intenzione di creare un clima di scontro. La mia idea, al contrario, è partire da ciò che di buono e positivo è stato fatto negli ultimi anni apportando i necessari aggiustamenti e correzioni, anche in discontinuità con l’attuale situazione".
Un esempio?
"Non penso si debba assolutamente rinunciare ad essere un Ateneo con una presenza numerica importante di studenti; anzi, dobbiamo fare tutto il possibile per continuare a crescere, garantendo però un maggior equilibrio tra le diverse aree dell’Ateneo, riducendo ad esempio la numerosità in alcuni corsi e aumentandola in altri, e con un maggior supporto in termini di investimenti, a sostegno di tale crescita".
E relativamente alla discussione che si è aperta sulle modifiche di statuto, qual è la sua posizione?
"Molto critica. Non mi riferisco al contenuto delle stesse, che mi è noto solo parzialmente in quanto il testo ufficiale non è stato diffuso tra il personale di Unife, ma al metodo, che non ha visto l’adeguato coinvolgimento delle componenti dell’Ateneo con cui invece sarebbe stato doveroso confrontarsi. Trattandosi di modifiche elaborate e proposte direttamente dal Rettore e non da rappresentanze dell’Università, come avvenuto in altri atenei, sarebbe stato opportuno che esse venissero rese ampiamente e tempestivamente conoscibili e venissero fatte oggetto di un ampio dibattito e confronto prima di essere sottoposte al Senato e al CDA per l’approvazione".
Quale delle modifiche la convince di meno?
"Relativamente al contenuto mi permetto di dire solo che ho trovato ingiusto ed ingiustificato il dimezzamento del peso elettorale del personale tecnico ed amministrativo, portandolo ad avere un peso notevolmente inferiore sia a quello precedentemente previsto nel nostro statuto che a quello della media nazionale".
Ha già pronto il programma?
"Il programma è in uno stato di elaborazione molto avanzato. I cardini e i principi ispiratori su cui si fonderà mi sono già ben chiari. Sono in via di definizione gli ultimi dettagli. Ho ricevuto molteplici sollecitazioni, suggerimenti, proposte, ma prima della stesura del programma voglio confrontarmi ulteriormente con i colleghi docenti e del personale tecnico amministrativo, con gli studenti e con le realtà al di fuori dalle mura dell’Ateneo, tutti soggetti che ritengo debbano giocare un ruolo importante per il futuro di UniFe. Sarà quindi un programma che nascerà dal confronto e dalla condivisione e che conterrà molti elementi di novità".