Ponti a Ferrara, tra Gualdo e via Trenti i punti più critici

Per il cavalcavia si attende solo l’ok dell’Anas. Nel 2019 dal Comune 500mila euro per la sistemazione definitiva del viadotto, già messo in sicurezza

L’automobilista, ferma sotto il cavalcavia dello svincolo di Gualdo, mostra l’evidente degrado dei piloni: «Passo tutti i giorni sul ponte»

L’automobilista, ferma sotto il cavalcavia dello svincolo di Gualdo, mostra l’evidente degrado dei piloni: «Passo tutti i giorni sul ponte»

Ferrara, 17 agosto 2018 - Segnalazioni di criticità e progetti d’intervento, per una volta, sembrano collimare. A chi lancia l’allarme, nel territorio comunale, sul viadotto di via Trenti/Bonzagni, arriva la rassicurazione del Comune: «Dopo il trattamento dell’acciaio con vernice ‘passivante’ per fermare la corrosione, eseguito nel 2017 – spiega l’assessore Aldo Modonesi –, nel 2019 andremo a ripristinare il calcestruzzo, con una spesa di 500mila euro».

Anche per la Provincia, l’allerta riguarda innanzitutto il cavalcavia di Gualdo: «I lavori sono stati appaltati, stiamo aspettando che l’Anas ci dica quando potrà essere chiuso lo svincolo – afferma l’ingegner Massimo Mastella –: previsto un costo di 320mila euro». Le amministrazioni hanno peraltro già chiara una mappa delle criticità. Sul territorio comunale (un’ottantina i ponti principali, ben 430 quelli che sovrappassano canali consortili), tra i nodi ci sono i ponti bailey di via Modena e Cocomaro («nuovi e operativi a settembre», dice Modonesi), mentre in via Indipendenza al Barco è in corso il ripristino delle armature.

Per la provincia, invece, la lista comprende il ponte Marighella nel Copparese (via a settembre, spesa 300mila euro), il rifacimento di quello sulla Sp 62 a Pontelangorino, chiuso ormai da due mesi, il consolidamento di quello situato nel centro di Mesola. Bisognerà attendere invece la metà del 2019, prosegue Mastella, «per la realizzazione di un ponte bailey a Final di Rero, fondamentale per consentire nuovamente il transito dei mezzi pesanti oltre le 11 tonnellate e mezzo».

Altrettanto importante, il monitoraggio costante: sono in corso, ad esempio, verifiche ispettive ai ponti di via dell’Ansa, via Panigalli e via Massafiscaglia a Contrapò. L’attenzione è massima, prima della tragedia di Genova: «Un paese normale non contrappone la manutenzioni dell’esistente alle grandi opere – conclude Modonesi, con una stilla di polemica –: mentre sistema ciò che si rompe o usura, costruisce ciò che ci sarà per i prossimi 50 anni.

Noi, in Italia, abbiamo il grosso della rete infrastrutturale (e non solo quella) costruita (e ferma) negli anni ‘60, manutenuta poco e pensata per carichi diversi da quelli di oggi (basta fare quotidianamente l’autostrada tra Ferrara e Bologna per rendersi conto di come sia ormai una camionabile, e c’è chi ritiene inutile la terza corsia o la Cispadana). E da un paio di decenni (durante i quali le strutture, non manutenute e saturate di traffico, fatte negli anni ‘60 stanno venendo giù) su tutto ciò che è nuova infrastruttura si scatenano battaglie politiche infinite tra quelli (generalmente i ‘puri’) che vogliono bloccarle e quelli (generalmente i ‘corrotti’) che vogliono farle».

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