
Il Progetto Geotermia ha visto la luce negli anni ’80, quando Eni propose al Comune lo sfruttamento dei pozzi di acqua calda (scoperti vent’anni prima nel corso di campagne di ricerca del petrolio) ancora oggi attivi a Casaglia. Trent’anni fa l’inizio degli allacciamenti in città, con l’avvio sull’asse di viale Cavour. Il progetto ottenne circa 135 miliardi di vecchie lire, a fondo perduto, dallo Stato. Nel 2009, la scoperta di un secondo e ancora più vasto giacimento a Pontegradella; Hera, in quel caso, propose al Comune la realizzazione di un secondo impianto di estrazione, per arrivare a quasi 40mila utenti (contro i 22mila già allacciati alla rete del teleriscaldamento), e con ulteriori potenzialità di crescita collegando quest’opera a campi di pannelli solari e al recupero dell’energia prodotta dal termovalorizzatore di Cassana. La multiutility aveva messo sul piatto un investimeno da 50 milioni di euro. Ma questo progetto – presentato ufficialmente nel settembre 2011 – incontrò subito l’ostilità di alcuni comitati civici e di esponenti dell’opposizione del tempo (su tutti il civico Valentino Tavolazzi). A nulla servì spostare la prevista ubicazione da Pontegradella a via Conchetta: dopo un paio di animatissime assemblee, Comune (e Regione) fecero cadere l’idea. E dopo un paio d’anni Hera stralciò i fondi previsti per Ferrara, destinandoli a investimenti in altre province.