Quelle manine anti violenza davanti a scuola

L'articolo evidenzia la mancanza di adeguata tutela per le donne vittime di violenza, citando casi recenti di femminicidio. Si sottolinea la necessità di interventi concreti e educativi per cambiare mentalità e proteggere il futuro delle donne.

Bianchi

Parole sacrosante, le prime e le seconde. Facile riempirci la bocca gridando, davanti al fatto compiuto, ’mai più’. Fino al nuovo episodio, due giorni o un mese dopo. Facile dire a una donna, devi denunciare, quando uno Stato, come troppe volte è accaduto, non è in grado di tutelarla. Di esempi siamo pieni, due su tutti: Atika Gharib, mamma di 32 anni uccisa e bruciata dal compagno, anzitempo denunciato, a Castello d’Argile. E Alessandra Matteuzzi, 56 anni, picchiata a morte a Bologna dall’ex, già denunciato per stalking. È la legge stessa a non tutelare fino in fondo le donne, con l’ordinamento penale che non prevede uno specifico reato di femminicidio (ma solo aggravanti per i rapporti di convivenza e matrimonio), buco pure a livello internazionale. Perché anziché un divieto di avvicinamento non il braccialetto elettronico? Se domani vogliamo cambiare – e non con i bla bla –, si lavori sulla testa delle persone, a partire dalle nuove generazioni. Alla primaria Matteotti, per esempio, i bambini hanno affisso ovunque disegni delle loro mani con la scritta ’stop violenza sulle donne’. Ripartiamo da qui, dal nostro futuro.