REDAZIONE FERRARA

"Sentenza aborto Usa, un imbarbarimento dei diritti civili"

Caro Carlino,

tra pochi giorni compio 68 anni e non avrei mai creduto di vedere un ritorno di imbarbarimento dei diritti civili come quello segnato dalla decisione della Corte Suprema americana. Imbarbarimento e crudeltà perché significa ignorare quante donne metteranno la loro vita a rischio per affermare un principio ideologico alla vita che poco centra con la vita reale delle persone. Nessuna donna sostiene che abortire è una decisione leggera. Bene lo sanno le donne, forse neanche lo sospettano i giudici della Corte Suprema, quale ferita indelebile lascia nel corpo e nella identità. Il corpo delle donne e il rispetto della autodeterminazione si confermano come terreni dove si giocano ideologie e desideri di controllo. Decidere di avviarsi verso la diffusione generalizzata del divieto di interrompere una gravidanza non voluta, trascina inevitabilmente altri divieti che toccheranno la contraccezione e non solo. Sappiamo che le sentenze influenzano le culture e si modificano nel tempo comportamenti privati e orientamenti pubblici. Quando una cultura collettiva arretra, quegli arretramenti si normalizzano nella vita quotidiana. In Italia, il senatore Pillon si augura che anche l’Europa si allinei a questo passo indietro. Ma credo che le donne italiane non glielo permetteranno. E qui tornano i miei 68 anni e le tante manifestazioni e lotte per il riconoscimento della dignità delle donne. Gli anni hanno segnato una inevitabilità di scelta. Continuerò con il male alle ginocchia e ai piedi a marciare, sperando di avere a fianco tante giovani donne e giovani uomini indisponibili a tornare indietro. Mi conforta sapere che la legge 194 è costituzionalmente tutelata, ma mi preoccupa che si affermi una cultura di svuotamento della sua praticabilità. La legge 194 non è la legge dell’aborto è la legge che sancisce la maternità come scelta responsabile che andrebbe supportata da uno Stato amico delle donne e in grado di aiutarle. E lo Stato dovrebbe scegliere di stare sempre e comunque dalla parte di oltre la metà dei suoi cittadini, le donne, ancora oggetto di prevaricazioni e di violenze. Mi preoccupa che una cultura che sottovaluta la libertà di scelta possa poi farlo con altri diritti e altri corpi. Bisogna scegliere di praticare i diritti e non solo di affermarli, perché cambiano la vita delle persone e cambiano la cultura di un Paese.

Paola Castagnotto

Attivista e presidente del Centro Donna Giustizia