Sonia Diolaiti avvelenata in casa a Ferrara. "Nessuna 'prova' su cosa l’ha uccisa"

Ieri l’autopsia sul corpo di Sonia Diolaiti: per conoscere la sostanza bisogna attendere gli esami tossicologici

I carabinieri durante i rilievi sul luogo del delitto (Businesspress)

I carabinieri durante i rilievi sul luogo del delitto (Businesspress)

Ferrara, 2 agosto 2022 - ​Per avere la conferma di quale sostanza ha ucciso Sonia Diolaiti e quindi dare corpo alla confessione della figlia Sara Corcione, bisognerà attendere i risultati degli esami tossicologici che saranno eseguiti dalla dottoressa Francesca Righini sui campioni prelevati. E’ quanto emerso al termine dell’autopsia eseguita nella tarda mattinata di ieri sul corpo della pensionata dalla dottoressa Margherita Neri (consulente della procura) alla presenza del professor Mauro Martini (consulente della difesa della figlia).

Nel frattempo restano le spiegazioni che la figlia della vittima ha dato agli inquirenti nel lungo interrogatorio seguito al ritrovamento, nella notte tra venerdì e sabato, del corpo senza vita della madre. Versione che probabilmente questa mattina Corcione, rinchiusa in carcere a Bologna dal pomeriggio di sabato scorso, ripeterà al giudice per le indagini preliminari Danilo Russo. E’ infatti fissata per le 10.30 l’udienza per l’interrogatorio di garanzia, alla presenza del pubblico ministero Lisa Busato, che coordina le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Ferrara. Udienza in cui è probabile che la donna, assista dal suo legale, l’avvocato Gianni Ricciuti, ripercorra il drammatico racconto di come ha ucciso la madre, dei motivi che l’hanno spinta a un gesto così terribile. Di un rapporto mai nato tra madre e figlia, degenerato irreversibilmente dopo la morte del padre Stefano Corcione, stimato medico del Sant’Anna, cui la figlia era legatissima. Un rancore con radici profondissime della figlia nei confronti della genitrice.

Un legame sentito da Corcione come persecutorio e, probabilmente, arido. Anni e anni di sopportazione durante i quali però pare non fosse mai balenata nella testa della figlia l’idea di ammazzare la pensionata. Non sarebbero. infatti, emersi nel corso della lunga confessione altri precedenti tentativi di ucciderla. Anche se la modalità scelta, se verrà confermata dalle analisi scientifiche, cioè di una notevole quantità di nitrato o nitrito di sodio sciolto nel tè, portano inevitabilmente a ritenere che dietro ci sia stata una preparazione. A monte certamente un’informazione sugli effetti che questa sostanza può provocare – Corcione sarebbe apparsa molto esperta in materia nel corso dell’interrogatorio – e su dove poterla acquistare in tutta tranquillità. Insomma è scattato nella testa della figlia un black out totale, la necessità di interrompere definitivamente quel legame che non aveva mai sopportato.

E così ha acquistato su internet – luogo più sicuro non c’è – il nitrato e poi ha agito. Attendendo poi nel suo appartamento le conseguenze, considerando che con la madre morta al primo piano, stesa in corridoio, lei ha continuato a vivere per due giorni interi nel suo appartamento al quarto piano, nello stesso condominio.