Stuprata per la cocaina a Ferrara, il pusher ora vuole parlare

Il nigeriano arrestato per violenza sessuale nei confronti di una sedicenne ha chiesto di essere interrogato. Fino ad oggi non ha mai rilasciato dichiarazioni

I carabinieri della Scientifica sul luogo dove si è consumato lo stupro della sedicenne

I carabinieri della Scientifica sul luogo dove si è consumato lo stupro della sedicenne

Ferrara, 23 dicembre 2020 - Ha deciso di raccontare la sua verità. Chissà forse anche di cominciare ad ammettere le proprie responsabilità, benché terribili. Quantomeno Elvis Omonghomion, nigeriano di 25 anni, al secolo Bobby, come era conosciuto nel mondo dello spaccio di droga, ha deciso di parlare. Dai primissimi giorni di ottobre scorso, da quando cioè il pusher è stato arrestato dai carabinieri perché ritenuto lo stupratore di una studentessa di 16 anni , non ha aperto bocca davanti ai magistrati. Si è limitato ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Ma dopo la notizia della chiusura delle indagini da parte del sostituto procuratore Stefano Longhi, che nei giorni scorsi ha firmato l’avviso di chiusura, propedeutico di solito alla richiesta di rinvio a a giudizio, il nigeriano sembra aver cambiato idea. Il suo legale, infatti, ha chiesto che venga interrogato dal pubblico ministero Longhi, prima che prenda la sua decisione, che appare scontata. Ma certo avere anche la versione del presunto stupratore potrà servire a ricostruire un quadro ancora più dettagliato del dramma che in una notte di estate si è consumato nell’area dell’ex distilleria, nella zona di via del Lavoro. Non è ancora stata fissata la data del faccia a faccia tra Omonghomion e il pm Longhi, ma potrebbe essere subito dopo Natale.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti fino ad ora, anche dopo aver sentito di nuovo la studentessa in sede di incidente probatorio, la ragazzina sarebbe stata stuprata il 29 luglio scorso tra le 22 e le 22.30. Insieme a un amico si era trovata con Bobby, che già conosceva, alla stazione ferroviaria per acquistare alcune dosi di cocaina che probabilmente non servivano soltanto a lei, ma anche per altri amici che pare la stessero aspettando a distanza. Bobby però le dice di seguirla in un altro zona, in via del Lavoro per andare a prendere la ’polvere bianca’. Lei lo segue tranquilla, considerando che altre volte – sempre secondo quanto ricostruito dai carabinieri – aveva acquistato la sostanza stupefacente da lui.

Ma quando il pusher gli chiede i soldi, lei dice che non li ha. Che li porterà poi, ma lui li pretende subito. Qui comincia l’inferno, la trascina in un boschetto poco distante, ancora più isolato e la violenta. All’inizio sembrava con la minaccia di un coltello. Ipotesi questa però che non pare aver trovato riscontro. Dopo lo stupro la ragazzina riesce a chiedere aiuto a una pattuglia dei carabinieri che è in servizio in quella zona. E’ ai militari che la studentessa racconta per la prima volta il dramma vissuto.