Tra le vittime dell’alluvione "Abbiamo perso tutto In casa un metro di acqua"

Le storie degli sfollati che hanno trovato riparo al palasport di Argenta. La gestione dell’emergenza: "Interventi tardivi e i danni sono stati maggiori".

Tra le vittime dell’alluvione  "Abbiamo perso tutto  In casa un metro di acqua"

Tra le vittime dell’alluvione "Abbiamo perso tutto In casa un metro di acqua"

di Franco Vanini

Il grande cuore di Argenta si è aperto in un ideale abbraccio per le centinaia di sfollati provenienti da Conselice, allagato dalla piena del Santerno. Nel paese confinante di là dal Reno la situazione è molto critica. Sono alcune centinaia di persone ospitate dalla notte di mercoledì nei centri di accoglienza: palazzetto (ora pieno), palestra delle scuole elementari e Palagescad. Sono famiglie in difficoltà e con l’angoscia di aver perso tutto. Storie come quella di Maurizio: "Tutto è cominciato mercoledì pomeriggio, erano le 16.30, ero al piano terra. La piena è arrivata in pochi minuti, l’ho vista arrivare da via Paolo Fabbri; dopo dieci minuti era sulla soglia di casa. Avevo messo una paratia alta mezzo metro, ma non è stata sufficiente. Ho perso tutti i mobili, oltre a due moto.

Lavoro come magazziniere, sono molto preoccupato per il futuro. In famiglia siamo in quattro, compresa mia madre che è in carrozzina. Ad Argenta ci hanno portato i vigili del fuoco e i volontari della Protezione civile". Sono in cinque nella famiglia di Gianni, che è stato più previdente. "Quando ho visto che la piena stava arrivando, ho chiuso casa e sono andato in una strada più elevata rispetto alla mia. Dalla foto che ha scattato mio fratello, nel cortile, si vede che c’è un metro e mezzo d’acqua". Segnala anche deprecabile episodio: "La Protezione civile ha preso i nipotini e li ha portati in salvo ad Argenta, a noi adulti avevano detto di andare nel campo sportivo. Ci siamo andati a piedi, lì ci hanno detto di andare ad Argenta. Siamo saliti in macchina con i bambini, nei pressi dell’ufficio postale, con l’acqua ovunque, un residente del posto aveva messo di traverso una bicicletta per impedire a disperati come noi di passare". Nel mirino degli sfollati anche la gestione dell’emergenza da parte del sindaco Paola Pula. Racconta Francesco Moreo: "Per salvare il centro dall’alluvione non ha aperto in tempo le paratie per far defluire l’acqua oltre la ferrovia; l’operazione non è servita a salvare il centro, ma le conseguenze maggiori l’ha avuto il quartiere dove vive la mia famiglia". Francesca Musti ci tiene a evidenziare la solidarietà della comunità argentana: "Ci hanno accolto benissimo, ringraziamo il paese per la generosità".

Ludovica Pìstol ha il dente avvelenato con l’amministrazione comunale di Conselice: "Abito in via del Consorzio in angolo con via Fabbri. Il sindaco ha preso la decisione di chiudere lo sfogo per l’acqua per preservare il centro, così facendo siamo stati sommersi: tutta la strada si è trasformata in una piscina alta oltre un metro e mezzo. Quando il sindaco è tornato sulla decisione era troppo tardi. Tutto il primo piano è rovinato, un danno almeno di 50 mila euro".