Ferrara, traffico di migranti dalla Tunisia: tra i 18 arrestati anche un centese

L’uomo, un egiziano di 44 anni , è stato catturato all’alba con la collaborazione della Mobile ferrarese

Ferrara, 18 novembre 2022 "Se ci fossero dei problemi, come un’avaria al motore, sbarazzarsi dei migranti in mare". E’ una delle agghiaccianti intercettazioni che emergono dall’inchiesta ’Mare Aperto’, che ha portato gli uomini della squadra mobile di Caltanissetta ad arrestate diciotto persone. Tra queste un centese: un uomo di 44 anni, egiziano che risiede a Cento. Si tratta di Farag Abdelhafiz Abdel Rahman Bakri, che è stato prelevato dagli uomini della Mobile di Ferrara e dai colleghi siciliani nella sua abitazione a Casumaro.

L’accusa nei suoi confronti e degli altri diciassette indagati è pesante: associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nel corso delle indagini è stato possibile ricostruire la presunta organizzazione di più viaggi dalla Tunisia alle coste italiane.

Uno degli arresti dei diciotti presunti scafisti nell’ambito dell’inchiesta ’Mare Aperto’
Uno degli arresti dei diciotti presunti scafisti nell’ambito dell’inchiesta ’Mare Aperto’

Le imbarcazioni degli scafisti sarebbero partite dal porto di Gela o dalle coste dell’Agrigentino per raggiungere la Tunisia e far immediato rientro con il ‘carico’ di migranti. Dei diciotto destinatari, dodici sono stati catturati, mentre sei sono irreperibili poiché probabilmente all’estero. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta e condotte dagli investigatori della squadra mobile di Caltanissetta sono scattate il 21 febbraio 2019, quando all’imbocco del porto di Gela si incagliò una barca in vetroresina di dieci metri con due motori da duecento cavalli, segnalata da un pescatore del luogo. Fu possibile così accertare che l’imbarcazione era stata rubata a Catania pochi giorni prima e che erano sbarcate decine di persone forse di origine nord africane.

Le prime attività investigative hanno permesso di risalire a una coppia di origini tunisine che avrebbe favorito l’ingresso irregolare sul territorio italiano, principalmente di cittadini del Nord Africa e da qui ricostruita la fitta rete di contatti. Ieri alle prime luci dell’alba, 120 uomini della Polizia di Stato, della squadra mobile di Caltanissetta, del Reparto prevenzione crimine e Unità cinofile e Reparto Volo di Palermo hanno proceduto alla cattura degli indagati.

Tra i tremila e i cinquemila euro: tanto costava per ciascun migrante un viaggio dalle coste della Tunisia a quelle della Sicilia organizzato dalla banda di presunti scafisti scoperta dalla Dda. In ogni imbarcazione che partiva dalle città di El Haouaria, Dar Allouche e Korba per raggiungere le coste nissene, agrigentine e trapanesi viaggiavano dalle dieci alle trenta persone per volta, "esposte - sottolineano gli investigatori - a grave pericolo per la vita". Il viaggio durava meno di quattro ore e i profitti per gli scafisti si aggirava dai 30 ai 70mila euro a traversata. Il denaro raccolto in Tunisia sarebbe stato inviato in Italia, a Scicli, in provincia di Ragusa, attraverso note agenzie internazionali specializzate in servizi per il trasferimento di denaro. Una parte dei soldi veniva reinvestita per comprare nuove imbarcazioni.