Due mosse per provare a ripartire

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Segue dalla Prima

Marco

Bilancioni

Semmai bisogna evitare che non siano meteore, idee usa-e-getta. Da questo punto di vista, purtroppo, si sconta il fatto che la storica associazione dei commercianti, Forlì nel Cuore, non riesca a organizzare altro che i mercoledì estivi, ancora efficaci ma con il minimo della fantasia. Arriva l’autunno ed è adesso che si potrebbero moltiplicare le proposte. Vero, c’erano più risorse: ma ricordate quando ogni domenica si celebrava un corso diverso?

Purtroppo, però, il problema del centro non è solo la domenica pomeriggio o il mercoledì sera. Ma soprattutto le mattine infrasettimanali. Le pause caffè e, poi, per il pranzo. Perché con il Covid-19 e poi lo smartworking sono venuti meno i lavoratori-clienti. Questo rende ineludibile, una volta per tutte, un ripensamento. È evidente che il modello attuale non funziona più. Come si è visto, gli uffici sono importanti ma c’era già prima il problema del tardo pomeriggio-sera, quando sono chiusi: è possibile, dunque, incentivare il ricambio? Qualche banca in meno e qualche marchio del commercio in più? Il presidente della Fondazione Roberto Pinza, intervistato dal Carlino a inizio settembre, ha consigliato di usare la leva fiscale. La stessa si potrebbe utilizzare per incentivare la residenza, tema sul quale i sindaci del passato hanno perso fin troppo tempo. Sì, perché l’economia soffrirebbe meno se ci fosse un flusso costante di persone che ogni mattina facesse la spesa nei nostri borghi.

Il processo è lungo, ma deve partire una buona volta. Anche perché, se no, correremo il rischio di un drammatico errore di prospettiva: pensare che in fin dei conti non bastino nemmeno le mostre, l’università, il turismo, gli stessi eventi. Insomma, quanto di buono abbiamo seminato negli ultimi 15 anni. Invece no: bisogna semplicemente ripartire da basi solide, commercio riqualificato e nuovi residenti. Parliamone ora, altrimenti l’apertura di un nuovo supermercato in periferia destabilizzerà molti operatori.