Nel grande schermo allestito in aula proprio per la discussione del processo, scorrono le immagini di quella giornata di sole. Si vede il bimbo che per tre volte va verso la staccionata della struttura prima di finire nella vicina piscina, la Laguna del Sol, e iniziare ad annaspare. Edoardo Bassani aveva solo 4 anni quando in quel 19 giugno 2019 era arrivato assieme ai genitori dalla sua città, Castrocaro, per trascorrere un pomeriggio tra giochi e risate a ‘Mirabeach’, il parco acquatico che si trova nel contesto di Mirabilandia. La festa si era però trasformata in tragedia quando il piccolo era annegato proprio mentre la madre lo stava disperatamente cercando.
Nel primo pomeriggio di ieri, il pm Daniele Barberini ha chiesto la condanna per tutti e sei gli imputati per omicidio colposo in cooperazione. E cioè per i genitori, non presenti in aula, "il minimo con tutti i benefici". Per il bagnino neo-maggiorenne accusato di non essere intervenuto in tempo, "un anno con attenuanti generiche e pena sospesa". Lo stesso per il direttore del parco, la direttrice operativa e la responsabile dell’area, tutti e tre presenti. "La pena non ha importanza – ha scandito il procuratore prima di scendere nei dettagli numerici –. Importano le affermazioni di diritto anche come punto di riferimento per altri casi".
La sua disamina è partita dalla genesi della tragedia: "Sono state diverse omissioni ad avere comportato l’evento. Il minore doveva essere con un adulto, e non era così. Si è consentito che rimanesse lì, benché fosse da solo. E infine avrebbe dovuto esserci l’intervento del bagnino". Nella loro evoluzione, "i fatti sono certi: abbiamo i filmati". Da questi si evince che il piccolo Edoardo per la prima volta era entrato nell’area piscina alle 15.11. Quindi per tre volte era sceso in vasca: l’ultima, rivelatasi fatale, alle 15.32. E cioè "per oltre 20 minuti ha girato da solo nell’impianto": questo, ad avviso dell’accusa, è "il dato centrale". In quanto al bagnino responsabile di quel settore, "non ha seguito la procedura operativa che prevede 10 secondi per osservare e 20 per intervenire". Ma perché non lo ha fatto? "Dal suo cellulare, non è emerso nulla. Poco cambia: lui non è intervenuto". Eppure "aveva superato le prove a sorpresa della direzione" e "non si trovava in un turno particolarmente massacrante. Non ha ritenuto di indicare i motivi, è una sua facoltà".
In quanto ai genitori, "è la posizione più difficile da commentare: siamo di fronte a una disgrazia enorme, è qualcosa di terribile. Probabilmente entrambi confidavano in misure di sicurezza della piscina".
Circa i tre imputati legati a Mirabilandia, "tutti hanno firmato la procedura operativa", documento che "prevede che i piccoli rimangano alla distanza di un braccio". Ma non specifica "come procedere in presenza di un minore solo", come nel nostro caso appunto. Il parco insomma secondo il pm "si è assunto la posizione garanzia nei confronti dei minori che entrano". E sul punto, l’accusa ha richiamato due sentenze della Cassazione.
Nel complesso "è impossibile esigere che un bagnino faccia osservare le norme adottate dal parco per salvaguardare l’incolumità dei bambini". Dopotutto "in 10 secondi dovrebbe capire quanti anni ha il bimbo in questione, se ci sono i genitori e se la distanza è giusta". Inoltre "la procedura non specifica cosa poi dovrebbe fare".
E se all’ingresso di quella piscina ci fosse stata una barriera di controllo? In questo caso "è vero che un bambino può entrare assieme a un adulto il quale poi si può allontanare: ma cambia tutto per la posizione di garanzia" perché "si configurerebbe l’abbandono di minore". Si ritorna qui alla procedura operativa: i tre imputati legati a Mirabilandia "l’hanno firmata a diverso titolo" in un "lavoro d’equipe: sarebbero cioè potuti intervenire e coprire la falla".
A prendere la parola, è stato anche l’avvocato Giovanni Zauli che tutela i due genitori del piccolo: sia come imputati che come parte civile nei confronti dei tre accusati legati al parco. "Per i genitori – ha spiegato il legale – si trattava della prima volta a Mirabeach". In particolare "avevano strategicamente preso l’ombrellone vicino alla staccionata di fronte a El Castillo", struttura ricca di scivoli colorati nella quale – ha proseguito il legale – "i minori posso rimanere senza i genitori". In tutto questo, i due imputati "non sapevano neppure che la Laguna del Sol era collegata al Castillo" dato che "non c’era nessun segnale". E "soprattutto non sapevano che l’acqua degradava da 20 centimetri fino a un metro e 10". Come dire che chi va là per la prima volta, "se perde di vista un bimbo, lo va a cercare agli scivoli": e così "aveva fatto la madre" mentre il padre "era con un tutore a causa di un recente incidente in moto". In definitiva per l’avvocato spettava al parco vigilare. Sul punto è stato fornito l’esempio del bimbo di 9 anni che per primo aveva lanciato l’allarme vedendo Edoardo esanime: "Era di un gruppo estivo, cioè senza genitori e con un solo accompagnatore".
Andrea Colombari