Chiesto il processo "Per Sara un primo passo di giustizia" Udienza in novembre

La procura di Trento ha fatto istanza di rinvio a giudizio sul caso della 31enne forlivese scomparsa il 4 marzo 2021. Lavorava in ospedale in Trentino. Si sarebbe suicidata per le angherie subite.

Chiesto il processo  "Per Sara un primo  passo di giustizia"  Udienza in novembre

Chiesto il processo "Per Sara un primo passo di giustizia" Udienza in novembre

"Un primo importante passo verso quello che è il nostro obiettivo. Ossia un processo finalizzato alla meta finale: giustizia per Sara". Emanuela Pedri, sorella della ginecologa forlivese di 31 anni scomparsa nel nulla il 4 marzo 2021, commenta così la richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla procura a carico di Saverio Tateo, ex primario di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento (dove la ragazza lavorava), e per la sua vice, Liliana Mereu. Fissata a novembre la prima seduta dell’udienza preliminare, davanti al giudice Marco Tamburrino, che dovrà decidere se mandare a processo i due indagati, chiamati a rispondere dell’accusa di maltrattamenti sul lavoro in concorso e in continuazione. Le indagini erano state chiuse a gennaio.

Nell’ipotesi accusatoria sostenuta dalla procura trentina, Sara si sarebbe uccisa a causa delle continue vessazioni subite all’interno dell’ospedale. Il quadro inquisitorio è sostenuto da un corposo dossier passato al vaglio dall’incidente probatorio che s’è tenuto tra settembre e dicembre 2022, in cui sono sfilati davanti al giudice diversi testimoni che hanno dichiarato di essere state vittime di maltrattamenti non solo verbali, angherie, umiliazioni da parte dei due indagati.

Sono in tutto 21 le parti civili che si presenteranno in udienza preliminbare a novembre, tra cui i famigliari di Sara. Che fece perdere le sue tracce quella mattina di due anni fa, quando la sua auto venne trovata nei pressi del lago di Santa Giustina, in provincia Trento. Luogo in cui gli investigatori pensano che la giovane si sia buttata. Negli ultimi mesi sono state a più riprese battute le acque di quel lago, alla ricerca del corpo di Sara, ma sempre purtroppo senza esito.

"Una giornata importante quella di oggi, per me e per la mia famiglia – ribadisce Emanuela Pedri, che ha attivato un blog in nome della sorella –. Tra l’altro proprio oggi parteciperò via streaming a un convegno organizzato da un sindacato di Trento sul tema del mobbing". Il simposio, promosso da Fenalt, associazione di categoria del pubblico impiego, vedrà la partecipazione di diversi esperti. "Avrò così la possibilità di raccontare la vicenda di Sara, il suo inferno, il nostro incubo – rimarca Emanuela –. Un’occasione per sottolineare un problema, il mobbing, che ogni giorno purtroppo si verifica in ogni contesto; ma sarà anche l’opportunità di ricordare la figura di mia sorella, affinché certi episodi non si verifichino più".

Le testimonianze raccolte dalle pm Licia Scagliarini e Maria Colpani fanno riferimento a ginecologhe e ostetriche che avrebbero subito ingiurie, intimidazioni, atteggiamenti denigratori e "inquisitori" da parte dell’ex primario Tateo (poi licenziato dall’Ausl trentina) e dalla vice Mereu. Per ogni vittima vengono contestati 7-8 episodi.

Da parte loro, Tateo e Mereu, assistiti dagli avvocati Salvatore Scuto e Franco Rossi Galante, hanno sempre respinto le accuse. "Non sono il mostro che tutti descrivono", si è difeso più volte Tateo rappresentando una verità opposta rispetto a quella della procura. "Il disagio di Sara era iniziato prima del lavoro a Trento", ha sempre ribadito Tateo.

ma. bur.