
Aggiungendo pensionamenti e mobilità, il dato a Forlì di chi ha lasciato l’azienda nel 2024 sale a 111. In ambito romagnolo 661 addii complessivi, di cui 255 licenziamenti volontari rispetto ai 212 del 2023. .
Sono 111 i dipendenti del comparto Ausl Romagna sede di Forlì che, nel corso del 2024, hanno lasciato l’azienda. Di questi, 47 si sono dimessi volontariamente, rappresentando il 42,3% del totale, una percentuale tra le più alte dell’intero comprensorio, seconda solo a quella di Ravenna, dove le dimissioni spontanee hanno raggiunto il 45,5%. Estendendo lo sguardo a tutto il territorio romagnolo, 661 lavoratori hanno lasciato il servizio pubblico: 331 per pensionamento, 255 per licenziamento spontaneo e 75 per mobilità. Ravenna guida la classifica con 270 uscite, seguita da Rimini con 176; poi Forlì e infine Cesena con 104.
Il personale coinvolto appartiene al comparto sanitario, ossia infermieri, ostetriche, tecnici sanitari, operatori socio-sanitari (Oss), autisti di ambulanza e amministrativi, che in tutta l’Ausl sono oltre 11mila. I numeri mostrano una tendenza in aumento rispetto al 2023, quando le dimissioni complessive erano state 611, di cui 336 per collocamento a riposo, 212 volontarie e 63 per mobilità.
"È evidente che questo tipo di professioni non sono più attrattive – dichiara Michele Bertaccini, segretario Uil Fpl Sanità ed enti pubblici di Forlì –. Le condizioni di lavoro sono sempre più difficili e i salari rimangono poco competitivi. Il personale è insufficiente rispetto alle necessità del territorio, che ha una popolazione anziana in costante crescita e con patologie croniche che richiedono una gestione complessa e competente".
L’emergenza sistemica in cui operano ogni giorno gli operatori sanitari alimenta un clima di insoddisfazione e fatica. "Conciliare vita privata e lavoro è diventato un problema. In alcuni casi perfino usufruire di un giorno di ferie può essere complicato. A Forlì, la situazione dei posti letto in alcune unità operative è critica: quando i pazienti del pronto soccorso devono essere ricoverati, ma i reparti specializzati sono pieni, vengono temporaneamente sistemati in quelli che hanno letti liberi. Durante i periodi festivi – prosegue Bertaccini –, quando le ore di sala operatoria diminuiscono, capita spesso che le degenze come Otorinolaringoiatria e Chirurgia Toracica accolgano questi malati. Questo comporta un carico di lavoro aggiuntivo per il personale, poiché i pazienti devono essere stabilizzati dopo il pronto soccorso e poi presi in carico in reparti non specifici per le loro patologie".
La ‘fuga’ dei professionisti è quindi la risposta fisiologica ad ambienti e mansioni di lavoro gravosi. "In queste condizioni, dimettersi diventa una scelta comprensibile – conclude il segretario Uil Fpl Sanità di Forlì –. Da tempo chiediamo all’Ausl Romagna un incremento delle assunzioni, ma bisogna fare i conti con la riduzione degli investimenti statali nella sanità pubblica".