
Gli studenti della scuola di Santa Maria Nuova si sono interrogati sull’aumento dei casi di violenza contro le donne. Non bisogna sottovalutare i segnali: "Se colui che dice di amarti ti allontana delle persone alle quali tieni, scappa".
Noi alunni della classe 1ªC abbiamo deciso di affrontare la tematica del femminicidio perché sentiamo il bisogno di dire basta alla lunga scia di uccisioni che, purtroppo, ancora oggi dominano i tg e le prime pagine di giornale. Donne che vengono uccise perlopiù da uomini che dicono di amarle e la cui unica colpa è essere semplicemente ’donne’. Secondo l’Istat in Italia sono circa 150 i casi di femminicidio all’anno e questo significa che ogni due giorni viene uccisa una donna. Dall’inizio del 2025 le vittime di femminicidio sono già 11. Questo fenomeno colpisce donne di ogni età e contesto sociale, assassinate dal marito, dal fidanzato o dall’ex compagno per gelosia, prevaricazione o per controllo patriarcale. Possiamo dire che nessuna donna è immune da un eventuale femminicidio. Spesso queste uccisioni sono legate a un comportamento misogino. Il termine misoginia viene utilizzato per indicare una forma di pregiudizio di genere che si manifesta in comportamenti, atteggiamenti e discorsi discriminatori, ostili e violenti nei confronti delle donne. Il comportamento misogino può assumere molte forme, dalla violenza domestica alla discriminazione sul posto di lavoro, e insinuarsi nella società, in politica e nel mondo culturale; la sua presenza rafforza gli stereotipi di genere e le stigmatizzazioni associate alla donna. Purtroppo molte donne sottovalutano quei segnali che sono tipici di una relazione tossica come: la gelosia eccessiva (come ti sei vestita? Perché ti sei truccata in quel modo? Con chi stavi chattando?); le parole offensive e volgari (sei proprio una puttana); il disprezzo (non sei capace a fare nulla!); la violenza fisica oppure le domande eccessive e morbose (Perché ridi al cellulare? Perché sei andata a letto tardi? Perché hai messo mi piace al post del tuo ex su Instagram? È con lui che mi stai tradendo?!).
Gabrielle Venora, detta Gabby, era nata il 19 marzo 1999 a Long Island a New York. Nel 2019 aveva conosciuto Brian con il quale aveva deciso, dopo 9 mesi di relazione, di andare a vivere in Florida dai genitori dello stesso. Brian, poco dopo, inizia ad avere atteggiamenti possessivi nei riguardi di Gabby. A giugno del 2021 i due partono per un viaggio con il loro furgone per visitare l’ America. Il 12 agosto Gabby riceve un pugno da Brian, così la polizia li separa per una notte. Dieci giorni dopo i due litigano e lei inizia ad avere paura. Il 27 Agosto del 2021 alle 14.11 i due insieme entrano in un negozio e lei sparisce. Undici giorni dopo la polizia va a casa di Brian e i genitori non collaborano nella ricerca della ragazza il cui corpo, senza vita, viene ritrovato il 19 settembre 2021. L’autopsia dirà che Gabby è morta per strangolamento. Il 23 ottobre la Polizia emette un mandato d’arresto per Brian e i suoi genitori lo trovano in un parco morto per un colpo di pistola alla tempia. Gabby aveva solo 22 anni quando le è stato tolto il diritto di vivere. E come lei tante altre ragazze continuano a morire per mano di chi dice di amarle. Come possiamo evitare che la lista si allunghi? Quali sono i comportamenti che possono prevenire un femminicidio? Se la relazione con il tuo compagno diventa violenta e lui cerca di farti del male è meglio prima allontanarsi e in casi estremi, segnalarlo alla polizia. Scappa se ti tratta come se fossi un oggetto. Fuggi se ti sfrutta per i suoi scopi e ti tratta male o se decide quando e con chi devi uscire. Se colui che dice di amarti ti allontana dalle persone alle quali tieni, scappa! E anche quando ti sentirai sola ed isolata da tutti, trova sempre la forza di reagire e parlare soprattutto con chi ti vuole veramente bene. Non sentirti sola e, ancor meno, non sentirti in colpa. Ricordiamoci tutti che la libertà, l’autonomia, l’indipendenza sono importantissime e che c’è sempre una via d’uscita alla violenza! Giulia, Sara, Ilaria sono gli ultimi nomi di donne uccise che non hanno avuto la possibilità di salvarsi. Diamo voce alla loro voce!
Classe 1ªC