
La Scientifica dei carabinieri sul posto per i rilievi del caso. La donna era da sola con il paziente dentro l’ambulatorio (Frasca)
Prima le grida di dolore e terrore dell’infermiera di 57 anni, poi dall’ambulatorio della Casa della Comunità di Meldola verso le 9 di ieri mattina fugge un giovane uomo. Scappa travolgendo diversi pazienti in attesa, tra cui un bambino. I colleghi della donna accorrono immediatamente. Lei è a terra. Sanguinante: colpita con diversi fendenti di coltello a una mano. Al collo la donna ha uno sfregio superficiale. Perde sangue. La ferita viene curata e stabilizzata e alla fine lei viene trasportata all’ospedale di Vecchiazzano. Non è in pericolo di vita. Ma le sue condizioni sono gravi. Non ancora sciolta la prognosi. I medici non escludono che l’infermiera possa essere sottoposta a un intervento chirurgico.
La fuga dell’uomo dura poco. I colleghi dell’infermiera sapevano chi era e l’hanno subito riferito ai carabinieri: Luca Recchia, 31 anni, meldolese, già noto alle forze dell’ordine per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. Viene raggiunto e catturato poco dopo, prima che arrivasse alla sua abitazione. Ora è in carcere, arrestato in flagranza di reato. E già definita invece l’ipotesi d’accusa: gli investigatori stanno valutando la gravità dell’aggressione, ovvero l’entità reali delle ferite riportate dall’infermiera, ma in base alla nuova normativa del 1° ottobre proprio a tutela del personale sanitario, Recchia è accusato di tentato omicidio e non di lesioni. Secondo quanto trapela da fonti autorevoli della procura, il 31enne meldolese potrebbe essere sentito già oggi dalla pm Federica Messina, che si occupa delle indagini affidate ai carabinieri di Meldola e Forlì.
Resta da capire che cosa abbia scatenato la rabbia furiosa di Recchia, che da diverso tempo è seguito dagli ambulatori della Casa della Comunità, per una patologia di tipo psichiatrico. L’uomo, stando a quello che ha raccontato il responsabile della struttura ai carabinieri, non aveva mai dato nessun tipo di problema. Come faceva periodicamente, Recchia è arrivato verso le 8 in ambulatorio per sottoporsi alla terapia. Poi – stando a una prima dinamica dei fatti ricostruita dagli inquirenti – di colpo succede qualcosa. Nel momento in cui l’infermiera redige un promemoria per la prossima visita, scatta un alterco. Non si capisce bene perché. Sta di fatto che a quel punto Recchia afferra un coltello. E qui bisogna capire se Recchia l’avesse già con sé – e in questo caso potrebbe pure esserci l’aggravante della premeditazione – o se invece il 31enne abbia avvinghiato un oggetto da taglio presente all’interno del laboratorio. Sta di fatto che Recchia aggredisce l’infermiera, che cerca di difendersi, urlando; ma la donna viene colpita con diversi fendenti. Non si sa ancora quanti. Una fortuna che nessuno di questi abbia colpito parti vitali.
Un’altra ipotesi che stanno vagliando gli investigatori è che tra l’infermiera e Recchia potessero esserci delle ruggini preesistenti: il ragazzo è noto ai militari dell’Arma, ma solo per reati legati allo spaccio, mai per risse o episodi violenti. E a quel punto Recchia potrebbe essere uscito di casa col coltello per una specie di resa dei conti. Ma è una pista che non troverebbe riscontro nelle dichiarazioni dei colleghi dell’infermiera, che hanno invece detto ai carabinieri che Recchia non aveva mai dato problemi. Tanto è vero che all’interno dell’ambulatorio l’infermiera era sola e questo presuppone un rapporto di reciproca fiducia.
Ogni ipotesi, però, al momento può essere valida. E infatti gli investigatori, fino alla tarda serata di ieri, hanno sentito a turno diversi testimoni e colleghi della donna. Nessuno ha assistito direttamente al fatto. Perché in quella sala Recchia era solo con la donna. I militari stanno anche vagliando le conoscenze di Recchia, per capire se qualcuno possa essere in grado di dare ulteriori informazione. Sta di fatto che qualcosa è scattato nell’anima del 31enne di Meldola. Diventato di colpo una furia.