La Verzocchi trasloca: "Palazzo Romagnoli, la chiusura vanifica l’indotto della mostra"

Rinaldini attacca l’amministrazione: "Smantellamento di uno dei poli di attrazione museale, nonostante le mille firme contrarie". L’assessore Melandri: "Quei quadri a breve saranno valorizzati altrove".

La Verzocchi trasloca: "Palazzo Romagnoli, la chiusura vanifica l’indotto della mostra"

La Verzocchi trasloca: "Palazzo Romagnoli, la chiusura vanifica l’indotto della mostra"

Da lunedì palazzo Romagnoli, attuale scrigno della collezione Verzocchi, chiuderà i battenti. Le ragioni, ormai note, sono i trasferimenti che interesseranno diversi luoghi della cultura cittadina: per consentire i lavori a palazzo del Merenda entro le tempistiche dettate dal Pnrr, i libri della biblioteca saranno trasferiti proprio a palazzo Romagnoli, mentre i dipinti della collezione Verzocchi saranno collocati in piazza Saffi, a palazzo Albertini. Qui, però, sono in corso dei lavori di adeguamento, perciò le opere dovranno fare una tappa intermedia nelle cellette, attualmente libere, del San Domenico. Negli ultimi giorni è partito proprio questo trasferimento che riguarderà, oltre alla Verzocchi, anche le donazioni Raniero Paulucci di Calboli, con la Collezione Wildt, e Arturo e Ada Righini, con la collezione Morandi.

Il candidato sindaco per il centrosinistra Graziano Rinaldini definisce "irragionevoli" i trasferimenti, effettuati da un’amministrazione che "si sta muovendo in modo spregiudicato, come se il mandato conferito dagli elettori trasferisse a chi governa la proprietà dei beni appartenenti a tutta la città. Una scelta in netto contrasto con le istanze dei cittadini che si sono espressi con una petizione che ha raccolto oltre mille firme contro il trasferimento". Rinaldini obietta anche circa la temporanea chiusura di palazzo Romagnoli: "Con questa operazione si viene meno all’obbligo di valorizzazione del patrimonio nel momento in cui si vanifica l’indotto collegato alla presenza della grande mostra al San Domenico avviando quello che più correttamente andrebbe chiamato ‘smantellamento’ di uno dei poli di attrazione museale della città. Si limita allo stesso tempo la possibilità per i visitatori di usufruire e beneficiare di due sedi museali anziché una, come previsto dal biglietto cumulativo".

Secondo Rinaldini, "correttezza vuole che, nell’eventualità di un cambio di amministrazione, si eviti di mettere in campo spese che impegnerebbero la nuova giunta e che dovrebbero essere poi duplicate per far tornare le cose al loro posto". "Non si vedono le ragioni di questa forzatura – la chiosa – se non la volontà di vincere una prova muscolare che va contro quanto democraticamente espresso in questi mesi dai cittadini. Questo non è amore per il proprio patrimonio e per la propria città". Pronta la replica dell’assessore alla cultura Valerio Melandri: "Le ragioni degli spostamenti ci sono e le ho ripetute molte volte: la prima, e più urgente, è la necessità di liberare il palazzo del Merenda per poter salvare una struttura che sta letteralmente cadendo a pezzi. È vero, chiuderemo palazzo Romagnoli per un po’, ma riapriremo a inizio settembre: parliamo di pochi mesi estivi che sono la normalità per tante realtà museali". Il problema del doppio biglietto legato all’accesso alla mostra sui Preraffaelliti? "Non esiste", secondo Melandri, infatti "a fine giugno la mostra chiuderà e, in ogni caso, i numeri parlano chiaro: sono ben pochi i visitatori che dopo la visita passano effettivamente a palazzo Romagnoli: una ragione in più per provare a ricollocare la collezione in un luogo più attrattivo".

Melandri replica anche per quanto riguarda la petizione che ha visto molti forlivesi firmare contro gli spostamenti: "Era espressa in maniera faziosa e poco chiara. Si parlava di ‘trasformare palazzo Romagnoli in un deposito di libri’, anche io l’avrei firmata se le cose stessero così, ma non è vero: palazzo Romagnoli sarà un’ottima biblioteca temporanea che ospiterà anche i quadri dei pittori locali, mentre i quadri della Verzocchi saranno valorizzati altrove". I quadri, secondo il cronoprogramma, saranno di nuovo visitabili già nei prossimi mesi, messi accanto alla collezione Pedriali, già collocata al San Domenico, "in modo da creare un’area tutta dedicata ai ‘grandi donatori’", chiarisce Melandri, che rilancia: "Negare che queste operazioni siano necessarie per il bene della cultura forlivese significa non amare la città".

Sofia Nardi