L’Ausl potrebbe sentire la famiglia di Sara

L’azienda di Trento ha contattato l’avvocato per l’inchiesta interna. Già ascoltati 33 colleghi "con massima riservatezza"

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Sono 33 i colleghi di Sara Pedri che l’Ausl di Trento sta sentendo nell’inchiesta interna sulla scomparsa della ginecologa forlivese: lo ha detto ieri l’assessore alla Salute della provincia autonoma di Trento, Stefania Segnana, parlando di "medici, coordinatori del personale infermieristico e ostetrico e segretarie di reparto". Si tratta delle figure "ritenute direttamente più coinvolte", mentre l’assessore ha assicurato che l’inchiesta interna "è nel pieno dell’attività" con "decine di audizioni" e – rispondendo indirettamente a una lettera di 70 ostetriche trentine – "massima riservatezza".

Potrebbe essere vicina a una svolta la situazione di stallo che si è creata fin dal 4 marzo, il giorno della scomparsa della 31enne forlivese, all’indomani delle sue dimissioni: inquirenti e familiari pensano a un suicidio dovuto a un forte stress lavorativo. La stessa Sara, in alcuni messaggi vocali su Whatsapp, ascoltati anche dai carabinieri, parlava di "mobbing" raccontando alcune situazioni che si verificano nel reparto di Ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento. L’azienda sanitaria aveva inizialmente svolto un’indagine sommaria che aveva portato a escludere legami tra la scomparsa e problemi lavorativi. Poi, dopo una puntata di ‘Chi l’ha visto?’ su Rai3, con le testimonianze di alcuni colleghi e la riproduzioni di alcuni messaggi vocali di Sara, si è aperta un’inchiesta. Non ancora della magistratura (sulla scomparsa c’è un fascicolo in Procura, ma senza ipotesi di reato né indagati) bensì dell’Ausl.

Stavolta le premesse paiono diverse: per esempio, il primario Saverio Tateo è stato messo in ferie. Mentre sempre più persone chiedono di poter parlare, di ciò che viveva Sara e in generale di quel reparto: alcuni colleghi lo hanno già fatto spontaneamente con la famiglia, e le loro parole sono in un dossier di 15 pagine che l’avvocato Nicodemo Gentile ha consegnato in procura; vogliono farlo 70 ostetriche trentine; al momento, 33 sono coloro che vengono sentiti, e l’assessora trentina Segnana assicura che ce ne saranno altri. Tra questi, potrebbero esserci i familiari di Sara, ai quali è stato chiesta anche "eventuale documentazione". C’è stato dunque, finalmente, un contatto tra l’azienda sanitaria e l’avvocato della famiglia Pedri, dopo quasi quattro mesi dalla scomparsa.

Uno dei temi che emerge anche dal dibattito politico trentino è quello dell’efficacia dell’inchiesta interna: l’assessore ha detto di voler aspettare l’esito prima di assumere "passi formali". Tutto questo mentre si sono moltiplicati gli appelli al ministro della Salute Roberto Speranza a mandare ispettori esterni a Trento: dalla lettera firmata dalle ex colleghe di Sara a Catanzaro ad alcune interpellanze parlamentari.