FOSCO FOGLIETTA *
Cronaca

"Liste d’attesa, non basta aumentare le prestazioni. Servono nuovi percorsi"

Il cittadino lamenta lunghe liste di attesa per visite mediche, ma l'autore sottolinea che la situazione non è disastrosa e che con ricerca si possono trovare soluzioni. Propone strategie per ridurre la pressione sulla domanda e invita alla pazienza e consapevolezza della realtà sanitaria.

"Liste d’attesa, non basta aumentare le prestazioni. Servono nuovi percorsi"

"Liste d’attesa, non basta aumentare le prestazioni. Servono nuovi percorsi"

Nei giorni scorsi, sul Carlino, un cittadino forlivese lamentava sdegnato la impossibilità di effettuare una visita pneumologia con spirometria semplice prima del 2026. Un’assurda enormità di tempo. Mi si consenta di prendere spunto da questo fatto per esprimere alcune considerazioni in merito alle liste di attesa.

Occorre, innanzi tutto, avere presente che non si tratta di tempi che riguardano le prestazioni – specialistiche e/o diagnostiche – urgenti (7 giorni) o urgenti differibili (10 giorni) che, in larghissima parte, vengono soddisfatte. Dunque, quando il problema è serio e deve essere affrontato con tempestività, la risposta normalmente c’è. Le liste di attesa non sono una disfunzione solo forlivese, o emiliano-romagnola, o italiana, ma planetaria. Le rilevazioni periodiche del ministero della salute ci dicono che su 6 Regioni (si badi bene, 6 su 20) che forniscono con sistematicità i dati relativi a tutte le specialità e prestazioni diagnostiche, l’Emilia-Romagna si colloca al primo posto per il rispetto dei tempi di attesa normativamente previsti (30 giorni per le visite e 60 giorni per le diagnostiche). Dunque, al di là dei casi eccezionali, i ‘grandi numeri’ rappresentano una realtà tutt’altro che disastrosa.

Personalmente, ho poi fatto una verifica in merito alla prenotazione di una visita pneumologia con spirometria semplice e ho ottenuto queste risposte: presso l’ospedale Morgagni si è liberato un posto circa 2 mesi dopo, oppure, in alternativa, dopo una settimana presso il poliambulatorio di Russi. Cito questi riscontri non per negare la vicenda vissuta dal lettore, ma per sottolineare che, con una certa assiduità di ricerca e disponibilità a muoversi, si possono trovare risposte più soddisfacenti con una certa facilità.

Pensare che l’aumento del 20% delle prestazioni (varato con un piano straordinario dalla Regione Emilia-Romagna) sia risolutivo è una pia illusione. Negli ultimi 20 anni ogni incremento dell’offerta si è saturato nell’arco di 6-12 mesi; poi, di nuovo, si sono generate ulteriori liste di attesa. Inoltre, sempre negli ultimi 20 anni, la percentuale di accertamenti diagnostici per immagini che hanno dato esito negativo si è attestata attorno al 75%. Ciò pone evidenti problemi di appropriatezza delle prescrizioni mediche.

Ci sono due canali di possibile depotenziamento della pressione della domanda che produce le liste di attesa: l’ampliamento dei percorsi di "presa in carico e di continuità assistenziale" relativi a sempre nuove patologie (tendenzialmente a lungo decorso) con ciò preordinando gli accertamenti periodicamente necessari ed evitando conseguentemente il ‘rito’ della prenotazione Cup; l’espandersi dei welfare aziendali che offrono, in alternativa alla offerta pubblica delle Asl, accessi privati che erogano gran parte di quelle prestazioni (le più gettonate, di bassa complessità diagnostica e terapeutica) che, al momento, costituiscono la massa critica delle prestazioni generatrici delle liste di attesa.

In conclusione: occorre un poco di maggiore pazienza nel cercare le risposte di cui si ha necessità; essere consapevoli che altrove si sta peggio; sapere che tutto, subito e alla porta di casa non è e non sarà ottenibile, tanto più per il contrarsi delle risorse finanziarie assegnate al Servizio sanitario nazionale; rassegnarsi al fatto che il possibile superamento delle fasi più critiche non impedirà il periodico ri-presentarsi delle lista di attesa. Questi dati di realtà dovrebbero essere illustrati con onestà intellettuale dai rappresentanti delle istituzioni, invece che essere sfruttati strumentalmente per alimentare il risentimento dei propri concittadini.

* già direttore generale

delle Ausl di Ferrara e Bologna sud;

membro dell’associazione ‘Rinnova Forlì’