Mercuriale

I ragazzi hanno studiato gli interventi dell’uomo sui corsi d’acqua e intervistato alcuni forlivesi colpiti dall’esondazione dello scorso anno

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È passato ormai un anno dal 16 maggio del 2023, data in cui alcune zone di Forlì sono state sommerse dall’esondazioni dei fiumi che lo attraversano. Noi alunni della scuola Mercuriale abbiamo visto da vicino le conseguenze di quelle giornate e nel corso dell’anno abbiamo deciso di dedicare parte del nostro tempo per studiare la storia del territorio e delle acque che lo attraversano per riflettere su ciò che è stato. "Eppure è la stessa acqua – scrive Sergio Spada nel volume ’Lungo i fiumi, sull’argine’–,la stessa acqua che travolge spargendo fango e detriti e cancellando cose e ricordi. La stessa acqua che ci garantisce i raccolti e il cibo, che ci dà la vita". Se si torna indietro nella storia del nostro territorio sono numerosi gli interventi dell’uomo per bonificare le terre e renderle coltivabili ed abitabili. Nel corso di tutto il Medioevo i motivi che spinsero i forlivesi ad attuare modifiche sui corsi d’acqua furono molteplici: approvvigionamento idrico come forza motrice dei mulini, la difesa della città e ovviamente limitare i danni provocati da alluvioni e piene dei numerosi fiumi.

Nel corso del ‘700 vi fu una nuova modifica del tracciato dei fiumi Ronco e Montone; bisognerà però aspettare i secoli successivi per vedere la Romagna come un laboratorio di tecniche di bonifica e regimentazione delle acque. Nel 1947 la costruzione del Canale Emiliano Romagnolo, lungo 135 km, fu uno dei risultati più importanti di ingegneria idraulica italiana. Nel corso degli anni comunque gli interventi sul territorio sono stati sempre più importanti e ne hanno modificato l’aspetto. Tutte queste informazioni ci hanno fatto capire che a volte l’uomo, seppur con intenti funzionali, modifica il territorio senza fare un’analisi previsionale di lungo periodo. A fronte di quanto accaduto nel maggio 2023, fin dall’inizio, si sono attivati cantieri di somma urgenza. Sono emersi accesi dibattiti su come si sarebbe potuta evitare la catastrofe, l’allagamento di decine di migliaia di abitazioni e la morte di alcuni abitanti. Nei mesi successivi si è parlato soprattutto di prevenzione, cioè di cosa non è stato fatto o di cosa non è stato sufficiente per mettere in sicurezza il territorio. Sicuramente gli argini che hanno ceduto durante questa alluvione sono il risultato delle grandi bonifiche dei primi del Novecento, che avevano come obiettivo quello di recuperare più spazio possibile all’agricoltura, o degli interventi nel corso dei secoli che hanno cambiato il corso dei fiumi. Forse bisognerebbe dare più spazio ai fiumi di scorrere che comunque non significa lasciarli liberi di esondare, ma risolvere il problema della eccessiva canalizzazione rispettando il percorso naturale delle acque. Anche la pulizia dei corsi d’acqua è importante in quanto permetterebbe all’acqua di defluire verso valle.

Certo che quando si parla di ’messa in sicurezza’ dei territori, non si tiene conto del fatto che con gli eventi climatici estremi registrati negli ultimi anni sia piuttosto difficile prevederne le proporzioni, magari bisognerebbe effettuare un continuo monitoraggio sulle criticità, mettere a punto un mix di interventi, non abbassare mai la guardia per evitare che tutto ciò si ripeta. La forza della solidarietà ci ha aiutato a risollevarci: Hajar è andata ad intervistare Carla, la proprietaria della cartoleria ’Block notes’ che a seguito dell’alluvione si è dovuta spostare dal suo grande negozio di via Sapinia a viale Bologna. "Il mio negozio è stato interamente allagato e ho perso molti materiali, però ho ricevuto aiuto da amici, parenti e volontari e questo è stato un sollievo".

Leonardo racconta che il nonno Giuseppe, proprietario dello storico mulino Partisani, è consapevole che la sua attività non potrà mai tornare come un tempo perché i pochi risarcimenti ricevuti non sono sufficienti per rimettere a posto tutti i macchinari; tuttavia Giuseppe ricorda che in quei giorni ha ricevuto l’aiuto di tante persone e questo gli ha ridato la speranza. L’esperienza dell’alluvione ci ha insegnato che a fronte di grandi difficoltà le comunità si devono aiutare, ma che per vivere in sicurezza è necessario conoscere, pianificare e curare l’ambiente in cui viviamo.

Classi 3ªA e 3ªB