MAURIZIO BURNACCI
Cronaca

Ore 13, allarme e caos: "Hai una bomba in auto". Il sollievo dopo tre ore

Telefonata a una 30enne da una voce di donna. Lei chiama i carabinieri. Scatta la procedura. In via Cerchia strade chiuse e traffico in tilt fino alle 16 .

Telefonata a una 30enne da una voce di donna. Lei chiama i carabinieri. Scatta la procedura. In via Cerchia strade chiuse e traffico in tilt fino alle 16 .

Telefonata a una 30enne da una voce di donna. Lei chiama i carabinieri. Scatta la procedura. In via Cerchia strade chiuse e traffico in tilt fino alle 16 .

I due carabinieri attraccano da Bologna alle 15.10 e sono in assetto da bomba da disinnescare. Artificieri. Che sia Beirut o via fratelli Spazzoli a Forlì la procedura è quella. Certo. Tutto il resto no. Il caos c’è, sì quello sì. Area fettucciata. Carabinieri e vigili del fuoco che sbarrano la strada che s’incunea oltre la rotonda di via Cerchia e si slarga nel quartierino della parrocchia di San Giusppe Artigiano. Lì il traffico è vietato.

Il resto del flusso stradale è deviato. All’una circa, chi torna a casa, chi esce da casa o chi deve andare in farmacia o al supermarket deve arrangiarsi facendo il giro lungo, dall’altra parte dell’isolato. Con gli automobilisti (informati dai carabinieri) che tra l’attonito e il seccato per l’inghippo alla routinarietà replicano: "Allarme bomba?".

Sì, il caos – non esplosivo – c’è, ma non c’è la bomba. Per fortuna. Niente ordigno: alle 15.58 la mano alzata dei due artificieri dell’Arma fa da bandiera a scacchi; falso allarme. E lei sospira: "Oh mamma mia...".

Lei chi? Trentenne cesenate, operatrice socio sanitaria in una casa privata per assistere un anziano in carrozzina; lei è l’epicentro dell’allarme: "Non salire nella tua macchina. C’è una bomba". Ore 13: "Ho ricevuto una telefonata... la voce m’ha detto che nella mia macchina hanno messo una bomba!...": questa la chiamata della donna ai carabinieri. Tre minuti dopo i militari sono davanti alla villetta che svetta al di là della rotonda di via Cerchia. La ragazza lavora lì. Assiste un anziano. La sua macchina è parcheggiata di fronte: "È la macchina di mio padre...". Un vecchio Fiat Doblò nero ultraventennale. Lì dentro ci sarebbe la bomba; così ha detto quella voce. Voce di donna. "Una straniera...". Forse slava. Poi la oss cesenate viene portata in caserma. Per deporre. Le deduzioni degli inquirenti – stando a un primo riscontro – puntano su una pista di microvendette o ripicche private tra badanti o assistenti per anziani. "Però io non ho nemici..." sottolinea la ragazza ai carabinieri.

La gente si assiepa sui marciapiedi. Il traffico rallenta. Dalle case s’affaciano alle finestre. Alle 15.14 i due artificieri allacciano la fune di sicurezza (lunga una ventina di metri) al portellone posteriore del Doblò. Lo aprono. Niente. Quattro minuti dopo viene spalancata la portiera di destra. Nessun boom. Due minuti dopo dalla villetta sbuca un anziano in carrozzina. Operazione sospesa. L’uomo viene rimandato in cortile. Gli artificieri aprono la portiera dietro. Nessuna conseguenza. Poi è la volta del cofano motore. Altro stop: un’anziana irrompe sulla scena; rimandata indietro in fretta e furia. Ore 15.58, l’esito: si mette in moto il Doblò. Nessun ordigno. "Oh mamma mia", sospira la ragazza. La gente sfolla. Il traffico riprende il suo moto: "Una bomba? A Forlì? Mah...", sibila l’ultimo automobilista in fila.

ma. bur.