QUINTO CAPPELLI
Cronaca

Palazzo Portinari, ora ’ci abita’ il Comune

Portico, l’ente ha acquistato una parte dello storico edificio grazie a due aste per circa 70mila euro. "Valore culturale e potenziale turistico"

Palazzo Portinari, ora ’ci abita’ il Comune

Palazzo Portinari, ora ’ci abita’ il Comune

Il Comune di Portico e San Benedetto è diventato proprietario di una parte di palazzo Portinari, appartenuto dalla seconda metà del XIII fino ai primi del XIX secolo alla ricca famiglia di Beatrice, la donna cantata da Dante nella Divina Commedia. Infatti, secondo la storia il padre di Beatrice, Folco, ricco banchiere fiorentino, sarebbe nato proprio a Portico (1220?-1289). Il 16 gennaio scorso il Comune si è aggiudicato, tramite asta giudiziaria, due lotti: il primo per 38.300 euro che comprende un appartamento al secondo piano (o mansarda), il Voltone o arco che collega palazzo Portinari con la Torre o mastio del castello dei conti Guidi e il giardino di Dante e Beatrice, nonché un’altra stanza esterna ai piedi della Torre, adibita a legnaia; il secondo lotto, acquistato per 27.050 euro, comprende un appartamento al primo piano.

"Questi due lotti – commenta il sindaco di Portico e San Benedetto, Maurizio Monti – sono molto importanti, per due motivi di carattere storico, culturale e simbolico: perché il Comune, cioè l’ente pubblico, diventa proprietario di una parte di uno degli immobili storicamente più antichi e identitari del paese; perché collegano, attraverso il Voltone o arco della piazza (via Roma) il palazzo Portinari con la Torre Portinari e il Giardino di Dante e Beatrice, acquistati e sistemati dalle precedenti amministrazioni comunali".

La Torre Portinari o mastio del castello dei conti Guidi e risalente al Mille è usata per mostre, eventi culturale e a Natale per rassegne di presepi. L’attiguo giardino di Dante e Beatrice è finalizzato a manifestazioni turistiche, ambientali e culturali, come concerti, matrimoni civili e feste private, con la concessione del Comune. Spiega ancora il sindaco Monti: "I soldi per l’acquisto dei due nuovi lotti all’asta derivano da una vendita di una parte delle azioni comunali di Hera".

Ma a che cosa saranno finalizzati i due nuovi lotti? Risponde ancora il sindaco Monti: "La prima cosa da fare sarà quella di mettere in sicurezza il Voltone o arco sulla piazza, perché da anni aveva bisogno di ristrutturazione. Il resto degli immobili andrà anch’esso ristrutturato e finalizzato alla valorizzazione del turismo e dell’ambiente, magari legato al Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, di cui Portico e San Benedetto fa parte". Per questo progetto, che andrebbe a completare l’intera area del centro storico, attorno a ciò che resta del castello medievale (la Torre del Mille) e del palazzo Portinari (la storica famiglia della donna cantata da Dante), potrebbero essere già disponibili 500mila euro derivanti dallo Sviluppo per le Aree montane interne ovvero fondi europei e statali, attraverso la Regione.

A questi il Comune dovrebbe aggiungere di quota parte 60mila euro. "Tutta questa partita economica per lo Sviluppo delle aree interne – conclude il sindaco Monti – è seguita dall’esperto del settore Giampiero Lupatelli di Reggio Emilia, consulente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì per le Aree interne". Insomma, questo importante acquisto potrebbe avere un grande futuro culturale e turistico non solo per Portico, ma anche per Forlì, la Romagna Toscana, il Parco nazionale e Firenze, che con l’ultima direzione degli Uffizi ha aperto l’arte diffusa al territorio.

Un solo esempio: gran parte dell’arte fiamminga arrivata alla Galleria degli Uffizi è merito dei Portinari di Firenze e Portico, non solo banchieri dei Medici nelle Fiandre per tre secoli, ma anche procuratori delle opere d’arte (fra cui Tommaso Portinari, dirigente del Banco dei Medici a Brouges per diversi decenni del Quattrocento) molte delle quali fermatesi a Firenze, ma anche arrivate fino nella Romagna Toscana, fra cui le chiese di Portico e la cappella del palazzo Portinari, come probabilmente è avvenuto per la quattro-cinquecentesca Madonna del Melograno o del Sangue di Lorenzo di Credi, esposta dal 1717 nell’omonima chiesa e protettrice del paese.