Palmezzano

I ragazzi hanno visitato la Bottega del Mondo e hanno capito come impegnarsi per diminuire l’impatto ambientale dei propri acquisti

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Cosa rappresenta la moda per i ragazzi della nostra età? Questa domanda è scaturita dalla visita alla mostra ‘L’arte della moda’. Le risposte condivise dalla classe sono state che la moda costituisce un modo per esprimere noi stessi, quello che si vuole o vorrebbe essere, la possibilità di esprimere un’emozione, magari la felicità. È il mezzo per mostrarci agli altri/e, manifestando il nostro carattere, per sentirci belli sia fuori che dentro, ad agio con il nostro corpo. È uno degli aspetti più importanti della nostra vita, è la nostra bellezza, per noi è tutto. A essa dedichiamo molto tempo, visitando numerose app che propongono video che lanciano continuamente nuove collezioni di abbigliamento con conseguente invito più o meno esplicito ad acquistare abiti dai prezzi super ridotti, abbordabili da tutti.

In classe, grazie al progetto Fast Fashion, proposto dal Mause, Comune di Forlì, e gestito dalla Coop Atlantide, abbiamo avuto la possibilità di approfondire i meccanismi che sottendono a questo mondo che ci affascina tanto. Il fenomeno del Fast fashion, che possiamo definire moda ‘usa e getta’ perché consiste nel comprare vestiti ed eliminarli poco dopo averli utilizzati, abbiamo dovuto constatare che nasconde diversi lati oscuri. I cittadini europei consumano ogni anno quasi 26 kg di prodotti tessili e ne smaltiscono circa 11 kg, diventando questi ultimi rifiuti inceneriti o portati in discarica. Gli acquisti di prodotti tessili nell’Ue nel 2020 hanno generato circa 270 kg di emissioni di Co2 a persona. La produzione tessile di abiti economici è infatti responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio, più del totale di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo; di circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile a causa dei coloranti chimici, che durante i lavaggi vengono rilasciati nell’acqua e nel terreno; le fibre sintetiche rilasciano ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei mari, creando un accumulo annuale di microplastiche sul fondo degli oceani pari a mezzo milione di tonnellate. Per produrre una maglietta attualmente si usano almeno 3.000 litri d’acqua e per un singolo paio di jeans si arriva addirittura a 10.000 litri.

Inoltre se leggiamo le etichette dei nostri abiti ci accorgiamo che essi sono made in Cina, Bangladesh, Turchia. I grandi produttori di abbigliamento europei da decenni delocalizzano la produzione in territori nei quali i lavoratori sono sottopagati, lavorano in condizioni di non sicurezza e molti dei loro diritti non vengono rispettati. Dietro ad ogni maglietta che compriamo a poco prezzo, c’è qualcun’altro che sta pagando il resto con la propria vita. Ci siamo chiesti quindi cosa possiamo fare per rispondere con consapevolezza.

Siamo stati ospiti della Bottega del Mondo di Forlì. Un’operatrice ci ha parlato della ’fashion revolution’, un movimento di consumatori che si impegna per diminuire l’impatto ambientale dei propri acquisti, noleggiando capi di abbigliamento per le occasioni importanti, riciclando fibre tessili, acquistando capi di seconda mano, creando prodotti fatti da scarti di grandi aziende, rendendo consapevoli i cittadini/e della realtà della filiera del fast fashion, scegliendo prodotti venduti da aziende etiche, rispettose dei lavoratori e dell’ambiente. Questa attenzione al produrre in modo etico trova riscontro anche nelle normative Ue: il 30 marzo 2022 è stata adottata la ‘Strategia dell’Ue per prodotti tessili sostenibili e circolari’, che richiede che i prodotti tessili siano durevoli, riparabili, riciclabili, privi di sostanze pericolose, di lunga durata, di alta qualità e a prezzi accessibili e che si riduca al minimo l’incenerimento e lo smaltimento in discarica degli abiti dismessi.

Ma allora vale veramente la pena cambiare ogni giorno maglietta? Al termine di questo progetto ci sentiamo più responsabili, prima di fare un nuovo acquisto sulle app online e nel nostro negozio preferito. La moda è quindi la possibilità di cambiare la società: una rivoluzione!

Classe 3ªD