Perlasca, emoziona il racconto di Albertin

L’attore, padovano come il commerciante che salvò oltre cinquemila ebrei, crea un parallelismo fra la sua ’partita’ e una di calcio

Perlasca, emoziona il racconto di Albertin

Perlasca, emoziona il racconto di Albertin

"Il bene si fa e non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca". Questa è la frase celebre del ciclista Gino Bartali con cui Alessandro Albertin conclude il suo toccante spettacolo, svoltosi nella serata del 31 gennaio al Teatro Il Piccolo per commemorare la figura di Giorgio Perlasca, che negli anni conclusivi della Seconda Guerra Mondiale salvò la vita di migliaia di ebrei. Con estrema professionalità e umanità Albertin scrive e interpreta il monologo, creando un parallelismo tra la ‘partita’ di Perlasca e una partita di calcio perché entrambe presuppongono un unico obiettivo: la vittoria.

La storia del protagonista ebbe inizio dopo l’armistizio del 1943 quando, trovandosi in Ungheria per lavoro, Perlasca, originario di Maserà di Padova (stessa città dell’attore), decise di non aderire alla Repubblica di Salò e si trovò minacciato dal Partito filonazista e antisemita delle Croci Frecciate. Decise così di rivolgersi all’Ambasciata di Spagna, Paese per cui aveva lottato, che gli conferì il titolo di ‘funzionario permanente’ per poi fingersi console spagnolo e cominciare a mettere in salvo gli ebrei sefarditi e non solo.

Così Perlasca, dotato di eccezionale diplomazia, riuscì a vincere la sua partita persuadendo attraverso le parole, unica sua arma, gli avversari; in egual modo Albertin, con lo stesso mezzo, coinvolge e commuove gli spettatori. La sua presenza, la sua voce e i suoi silenzi, i suoi gesti, i suoi movimenti, i giochi di luci e ombre su un volto che l’abito nero accentua, due cubi di legno come unici oggetti di scena suscitano negli spettatori delle emozioni indelebili.

Pur trattando un tema complesso, come l’antisemitismo, la maestria dell’attore nell’interpretare diversi personaggi, anche in modo repentino, rende il ritmo dinamico e accattivante. Un’impeccabile concentrazione durata 80’, che il pubblico ha riconosciuto con interminabili applausi alla fine dello spettacolo.

Giorgia Vitali

Eleonora Milandri

5ª A Liceo Scienze Umane

‘Valfredo Carducci’ (Forlimpopoli)