
Filippo La Mantia, uno dei volti più noti della cucina italiana
Il Premio Artusi 2024 è stato assegnato al celebre chef siciliano Filippo La Mantia. Il riconoscimento gli è stato attribuito per il suo grande impegno volto a mettere al centro la cucina come veicolo di pace, solidarietà e tolleranza, con particolare riferimento al mondo delle carceri italiane. La cerimonia di consegna si terrà oggi alle 17 a Casa Artusi e sarà il momento per un approfondimento proprio sul tema della cucina come strumento di pace.
Oltre a Filippo La Mantia saranno presenti Milena Garavini (sindaca di Forlimpopoli), Laila Tentoni (presidente di Casa Artusi), Sandro Gallo (referente associazione Prison Fellowship dell’Emilia-Romagna), Lia Benvenuti (direttrice dell’agenzia formativa di Forlì-Cesena Technè), Roberto Morgantini (fondatore delle cucine popolari di Bologna); introdurrà e coordinerà Andrea Segrè (comitato scientifico Casa Artusi, Università di Bologna); consegnerà il Premio Artusi l’assessore regionale al turismo, Andrea Corsini.
A seguire un viaggio musicale, tra il blues e il rock, con la chitarra acustica e la voce di Giuseppe Scarpato, chitarrista e produttore tra i più apprezzati in Italia, con sorpresa finale che coinvolgerà anche il Premio Artusi 2024. Per concludere, un aperitivo con caponata e cous cous (ricetta artusiana n 47) a cura di Casa Artusi e dello stesso La Mantia. L’ingresso è libero, consigliata la prenotazione.
"Ogni anno il Premio Artusi, proposto dal Comitato Scientifico di Casa Artusi, pone una straordinaria riflessione sui valori correlati al cibo, che condividiamo con grande interesse – dichiara la sindaca Garavini – e siamo ben felici di accogliere quest’anno Filippo La Mantia e ascoltare la sua singolare storia".
Filippo La Mantia, oste e cuoco come ama autodefinirsi, ha una storia personale e pubblica che lo lega al cibo, alla cucina e alla solidarietà. Fotoreporter di mafia a Palermo negli anni delle stragi, viene incarcerato ingiustamente (verrà poi scagionato da Giovanni Falcone). Proprio in carcere inizia a cucinare per i compagni di cella. Una volta uscito, questa diventerà la sua professione, ma la ‘cucina nelle case circondariali’ rimarrà un progetto che ha mantenuto vivo nel tempo andando a cucinare una volta all’anno nelle carceri italiane
È proprio per il progetto: ‘L’altra cucina, per un pranzo d’amore’, organizzato assieme a Prison Fellowship e per il suo impegno a portare nelle carceri la valorizzazione della cucina, della sua biodiversità e della convivialità nel rispetto dell’essere umano privato della libertà, che La Mantia ha ricevuto il riconoscimento da parte della città artusiana.